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E’ normale che nel 2021 centinaia di persone muoiano nel tentativo di cambiare paese? Una domanda che nella sua semplicità risulta disarmante. Eppure, sembra per qualche motivo tollerabile che uomini, donne e bambini perdano la vita provando a entrare in Europa. Secondo le stime ufficiali nel 2020 sono state 708 le persone morte in mare tentando di raggiungere l’Italia. Stime al ribasso, segnate anche dall’impossibilità di realizzare controlli continui e approfonditi a causa della crisi sanitaria legata al Covid19. Inoltre, il Mediterraneo non è l’unica rotta in cui sono visibili le conseguenze delle politiche europee. C’è il confine tra Italia e Francia, nella zona di Ventimiglia, e quello alpino, nei pressi di Bardonecchia. Ci sono le cosiddette ‘nuove rotte’, come quella che ora interessa le isole Canarie. C’è la Grecia, di cui si parla sempre meno, anche a seguito dell’accordo tra Europa e Turchia, denaro in cambio del trattenimento dei migranti. E ci sono i Balcani, dove si sta compiendo quella che da più parti viene definita una ‘catastrofe umanitaria’, ultimo atto (per ora) di una situazione presente da anni, fatta di violazioni, chiusure, respingimenti illegittimi (per cui l’Italia è stata recentemente condannata), violenze e abusi.
Nel concreto, l’approccio alle migrazioni adottato dall’Unione Europea e dagli stati membri si palesa in muri, confini sorvegliati militarmente, violazioni più che tollerate. Un approccio contro cui si schierano moltissime cittadine e cittadini europei che credono nel diritto di ognuno e ognuna a scegliere il proprio percorso personale, anche in un paese diverso dal proprio. Persone contrarie alle politiche escludenti, marginalizzanti, xenofobe dell’Europa. Sono le ONG che, di fronte all’assenza istituzionale, soccorrono le persone nel Mediterraneo. Sono i singoli che curano le ferite dei migranti che riescono a superare la Bosnia. Sono le associazioni che fanno arrivare viveri, coperte, medicinali ai confini. Sono le realtà che monitorano e denunciano quanto succede. Sono i collettivi che sostengono chi prova a passare da una frontiera all’altra.
Dietro a quello che si sta vivendo oggi in Bosnia, dietro agli sbarchi nel Mediterraneo, dietro ai campi dove i rifugiati vivono in un limbo senza tempo e in condizioni inaccettabili, dietro la criminalizzazione della solidarietà, ci sono scelte ben precise, normative specifiche, accordi politici: la Fortezza Europa, come più volte è stato sintetizzato l’approccio europeo alle migrazioni. E proprio come in una fortezza, non ci si può permettere che qualcuno apra delle brecce. Ong indicate come scafisti, solidali denunciati come trafficanti, insieme a una narrazione politico e mediatica criminalizzante. Un insieme di azioni che hanno l’unico obiettivo di gettare discredito su chi in realtà fa quello che dovrebbe fare la politica.


17 FEBBRAIO 2021 - Salvataggi. Umanità e diritti per fermare la criminalizzazione

💬 Intervengono: 
- Valentina Brinis, Advocacy Officer Open Arms Italia
- Giovanna Cavallo, Per Cambiare L'Ordine delle Cose - Forum nazionale
- Lucia Gennari, Asgi Associazione Studi Giuridici Immigrazione
- Laura Martinelli, Avvocato e Attivista Val di Susa
- Cecilia Sanfelici, ITALY MUST ACT
- Isla Kitching, Europe Must Act
Salvataggi. Umanità e diritti per fermare la criminalizzazione
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Nel 2015 la Commissione Europea ha adottato l’Agenda sulle migrazioni. Chiusa nel 2020, è stata immediatamente seguita dal Nuovo patto su migrazione e asilo. Entrambi i documenti si inseriscono in un approccio alle migrazioni basato su politiche di deterrenza e contenimento, esternalizzazione delle frontiere e controllo dei confini, accordi con i paesi terzi volti ad agevolare i rimpatri: un orientamento che contrasta con l’urgenza di percorsi di ingresso, accoglienza e inclusione, e che troppo spesso si esplicita in pratiche lesive dei diritti umani, su scala europea come nazionale. La situazione attualmente presente sulla rotta balcanica lo testimonia, purtroppo insieme a molte altre.

Di fronte a questo scenario è urgente reagire. Affinare gli strumenti conoscitivi è una delle priorità per capire cosa succede e sollecitare in modo proattivo e consapevole il necessario cambiamento. Per questo, Forum per cambiare l’ordine delle cose, Fondazione Migrantes, rete Europasilo e Escapes. Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate propongono un ciclo di seminari. L’obiettivo è dare spazio a un’analisi a più voci che fornisca le lenti giuste per osservare quello che sta succedendo, e che da questa consapevolezza solleciti la politica a raccogliere le sfide del presente e agire per cambiare lo status quo.

A partire da alcune criticità evidenziate nel Report sul diritto d’asilo ‘Costretti a fuggire… ancora respinti’ presentato lo scorso 3 dicembre da Fondazione Migrantes, vogliamo approfondire alcuni aspetti specifici, su cui più volte siamo intervenuti come realtà impegnate nella tutela dei diritti. Lo faremo in sette incontri, ognuno animato da diversi relatori e relatrici.
Il primo appuntamento, previsto per il 20 gennaio alle ore 18.00 e costruito in collaborazione con Focsiv (partner del progetto Volti delle migrazioni), sarà incentrato sul piano europeo, con un focus sul quadro attuale e sullo scenario che si prospetta, in particolare per i paesi di confine tra cui l’Italia. Ci soffermeremo anche sul cosiddetto approccio hotspot e sulle sue conseguenze, e sui rischi delle procedure di identificazione ai confini europei, incrementate come conseguenza della diffusione del Covid-19.

20. GENNAIO
Europa. La pavida solidarietà delle istituzioni verso i rifugiati. 

Intervengono:
Mariacristina Molfetta, Fondazione Migrantes, curatrice rapporto sul Diritto d’asilo 2020
Ulrich Stege, International University College di Torino
Adele Del Guercio, Università di Napoli Orientale
Sara Prestianni, Euromed Rights
Andrea Stocchiero, Focsiv partner del progetto Volti delle migrazioni
Europa. La pavida solidarietà delle istituzioni verso i rifugiati.
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Il governo ha finalmente modificato i decreti sicurezza, apportando dei cambiamenti importanti e sostanziali. Un'ottima notizia: ma non ci fermiamo. Ci sono altre urgenze che non sono state prese in considerazione, e su cui è importante intervenire. Con un obiettivo: cambiare tutto l'assetto normativo. Lo spiega Mimma D'Amico (Csa Ex Canapificio di Caserta) del Forum per cambiare l'ordine delle cose.
Modifiche ai decreti sicurezza: passi in avanti, verso un necessario cambiamento!
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Mariarita Cardillo, operatrice legale, ci parla delle difficoltà concrete ricadute sulle persone a causa della misura di regolarizzazione prevista dal governo: nodi problematici già evidenziati dalle associazioni, ma che le istituzioni hanno scelto di non prendere in considerazione.
Regolarizzazione: un fallimento
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"Se uno viene in un posto e fa tutto ciò che può per integrarsi nella società, perchè non ho il diritto di avere un documento per contribuire, lavorare in regola, stare bene?". Con la sua storia Bensiaka evidenzia le contraddizioni delle norme attuali. "Io mi trovo bene qui, tante persone mi vogliono bene. Mi serve il permesso di soggiorno per vivere in modo regolare", spiega Bensiaka. Ha ragione: la politica deve guardare la realtà e agire di conseguenza, senza imporre leggi ingiuste i cui effetti ricadono sulla vita delle persone.
#HaiVISTO Bensiaka?
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Domenica D'Amico, CSA Ex Canapificio (Caserta), sui nodi della misura di regolarizzazione.
Regolarizzazione: un'occasione persa. Domenica D'Amico, CSA Ex Canapificio (Caserta).
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Il Forum Per cambiare l’ordine delle cose non è un movimento per i diritti dei migranti: è un movimento per i diritti di tutt@, indipendentemente dalle provenienze.
Vogliamo cambiare le politiche migratorie nazionali ed europee, che producono danni e violazioni allo stato di diritto e al tessuto democratico delle nostre società.

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