Oltre la Bossi-Fini, diamo “Soggiorno ai Diritti”

Il 19 e 20 gennaio il Partito Democratico promuove una due giorni di riflessione e dibattito sull’opportunità di presentare una nuova legge sull’immigrazione. Recita il testo di invito alla conferenza: “Un’occasione di approfondimento e proposte. Di rilancio di una nuova legge sulla cittadinanza. Perché non possiamo
accettare le scelte ciniche del Governo Meloni sulle politiche migratorie: vogliamo mettere al centro tutte le persone”. Una bella sfida alla quale il forum intende contribuire indicando, in un percorso di advocacy che da anni promuoviamo con numerose iniziative della rete, contenuti e proposte che riteniamo centrali per
una riforma legislativa coraggiosa e ormai ineludibile.

Una riforma di diritto

A partire dai punti con il quali il PD promuove questa conferenza abbiamo deciso di mettere sul piatto alcune riflessioni e proposte che, se prese in considerazione nel programma delle diverse forze politiche democratiche, tra i quali i 5Stelle e certamente Alleanza Verdi e Sinistra in un’ottica di convergenza, sarebbero un buon punto di partenza per una riforma radicale in materia di immigrazione: il Partito Democratico parla apertamente di “contrasto alle politiche del Governo Meloni” congiuntamente al superamento della Bossi Fini. Crediamo sia necessario inquadrare in questa traiettoria un ragionamento che punti ad una legislazione che ripristini i diritti. Sono tanti i danni prodotti dalle diverse modifiche al Testo Unico intervenute soprattutto in materia di ingresso e soggiorno, di allontanamento e trattenimento: criminalizzazione della migrazione, facili revoche del soggiorno, gravi violazioni del diritto alla libertà personale, in un quadro complessivo di chiusura dei canali di ingresso legali che ha appesantito e reso critico il canale dell’asilo.

A riprova di quanto diciamo abbiamo fatto un piccolo viaggio tra le modifiche proposte al testo unico da quando è stato emanato nel 1998: una vera e propria “bulimia” legislativa con uno straordinario abuso dei decreti d’urgenza con i quali sono stati presi di mira alcuni capi del Testo Unico e ripetutamente nel tempo. Per esempio l’articolo 5 che disciplina il permesso di soggiorno in circa 25 anni è stato modificato 25 volte (in media una modifica l’anno) con picchi per numero di modifiche in una stessa legislatura: le modifiche hanno comminato una compressione dei diritti soprattutto in caso di revoca con una significativa
riduzione i casi inespellibilità e senza intervenire per esempio mai sulle ragioni dei seri ritardi nel rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno, causa di gravi problemi nell’accesso ai servizi. E ancora ricordiamo le 26 modifiche intervenute sugli obblighi inerenti al soggiorno e ai doveri dei lungo soggiornanti, tutte caratterizzate a perseguire presunti comportamenti antisociali dei migranti con una sostanziale valutazione altamente discriminatoria.

Se invece consideriamo la disciplina del trattenimento e dell’espulsione, che ricordiamo nasce e si rafforza con la Legge Turco Napolitano, contiamo almeno 45 modifiche tutte d’urgenza tra le quali almeno 5 per censure della Corte Costituzionale; le restanti vertono sui tempi di trattenimento che si allungano e si
accorciano senza alcuna attinenza con le reali tempistiche necessarie per un’identificazione (48 ore circa) e sul tentativo di ridurre gli strumenti di difesa nelle procedure di trattenimento e espulsione.

Le modifiche legislative susseguite nel corso degli anni hanno anche insistito sul contrasto ai traffici di esseri umani ma colpendo sostanzialmente solo ignari vittime degli stessi trafficanti oppure attivisti e solidali. È necessario che una riforma preveda di non perseguire le iniziative solidali se non sussiste la finalità di lucro.
Tuttavia ci preme sottolineare che le uniche modifiche introdotte a contrasto dell’immigrazione senza autorizzazione riguardano l’art 21 del Testo Unico che disciplina i flussi di ingresso che ha ricevuto solo 1 modifica nel corso di questi 25 anni che invece di incoraggiare canali legali ha introdotto ulteriori restrizioni alle quote per quei paesi che non collaborano ai rimpatri con a corredo la cosiddetta norma “prima gli italiani” per la verifica delle quote di ingresso. Il tutto si aggiunge alla storica abolizione dello sponsor per ricerca lavoro che effettivamente una volta abrogato nel lontano 2002, mai nessuno ha pensato di ripristinare.

Dunque resta urgente una norma che compensi questi danni e ripristini una serie di diritti legati al soggiorno e alla tutela della libertà personale e che possa proteggere chi in questi anni si è visto sottrarre l’autorizzazione al soggiorno a colpi di decreti. Per iniziare dovremmo permettere alle persone che in questi anni sono finite nel limbo della irregolarità e che sono ancora precarie dal punto del soggiorno di potersi regolarizzare. Inoltre occorre allentare il legame tra permesso di soggiorno e il contratto di lavoro dato che la maggior parte della popolazione che vive in Italia è precaria e dunque non possiamo pretendere esclusivamente dai lavoratori stranieri il possesso di contratti stabili. Andrebbe considerata la possibilità di allungare i tempi per la ricerca di lavoro e i tempi di durata dei permessi in presenza di contratti brevi.

Il diritto e la tutela del soggiorno

Restando sull’evoluzione del Testo U nico risalta all’occhio il numero di interventi nei capitoli riguardanti l’ingresso, il soggiorno e le misure per l’allontanamento, mentre colpisce l’esiguo se non inesistente numero di interventi in materia di “integrazione sociale” che è sostanzialmente rimasta campo senza interesse nonostante i 6 milioni di migranti presenti nel nostro territorio: tra le poche modifiche intervenute nel Titolo V, con i diversi pacchetti sicurezza dal 2008 al 2018, balza all’occhio il famoso “accordo di integrazione” con la sua “patente” a punti fino alla revoca del permesso senza tenere in grande considerazione la tutela della vita privata e familiare. A dispetto di questo permesso a punti istituito dal decreto sicurezza e mai abrogato, nessuna norma tutela i cittadini dai ritardi e omissioni di cui sono colpevoli notoriamente le pubbliche amministrazioni in sede di procedure amministrative nel rilascio dei visti, dei permessi e dei nulla osta. Ma più gravemente nessuna modifica ha previsto un miglioramento delle norme in materia di partecipazione e nel contrasto alla discriminazione nell’accesso all’abitare e contro lo sfruttamento lavorativo.

Una scelta di coraggio sarebbe proporre una nuova legge che fortemente semplifica, nello spirito di quanto oggi già si fa nei confronti dell’immigrazione comunitaria, snellendo le procedure di rilascio e rinnovo del permesso: la certificazione relativa a condizioni, per esempio, di reddito e alloggio dovrebbe essere rimpiazzata da dichiarazioni sostitutive con verifiche successive e dovrebbe essere ripristinata la
portata complessiva dell’art 19 del testo unico per rendere inespellibili le categorie protette dal diritto alla vita privata e famigliare, come accade per le categorie particolarmente vulnerabili, tra cui le vittime di tratta, di violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo. In particolare, oltre che prevedere il rilascio
di un permesso di carattere umanitario che deve tornare a tutelare i migranti le misure umanitarie nel titolo II dovrebbero tutelare qui nuclei famigliari quando vi è la presenza dei minori.

Norme efficaci e rispondenti alla realtà

Nel 2022 abbiamo promosso una conferenza dedicata alle migrazioni ponendoci queste domande: Come liberare flussi di energia, cioè di immigrazione regolare? Come garantire il diritto alla mobilità delle persone e immaginare modi sicuri e regolari per attraversare confini e frontiere? Come programmare e gestire i flussi migratori per lavoro e studio, al fine di garantire tutele e dignità a chi arriva in Italia incontrando anche i fabbisogni odierni del mercato del lavoro?
Per superare i blocchi fisici, bisogna smontare quelli mentali. Questo è necessario per evitare lo stesso dibattito sull’immigrazione che si ripete da anni e che rischia di essere sempre identico a sé stesso. Per prima cosa siamo consapevoli che per superare tali blocchi è necessario dare voce ai diretti interessati,
non solo i migranti ma anche gli individui e quelle comunità che stanno a stretto contatto quotidiano con persone che decidono o sono costrette a migrare: operatori della cooperazione, del welfare interculturale, dell’assistenza legale, dell’accoglienza. Ricordiamo a questo proposito le iniziative della società civile nate
dal basso tra chi vive quotidianamente questi temi e che hanno promosso proposte di legge da tenere nella massima considerazione, tra le quali quelle della Campagna “ero straniero – l’umanità che fa bene” e della Rete Europa Asilo.

In Italia come in Europa tutti sembrano invocare una gestione ordinata delle migrazioni affermano di voler potenziare i canali di ingresso regolare. Ma da oltre 25 anni i canali di ingresso regolari semplicemente non esistono ed entrare irregolarmente per poi restare in qualche modo è quasi l’unica strada percorribile e dove le persone sono rese forzatamente irregolari. Pensiamo che sia sempre più urgente e necessaria una riforma dei flussi per liberare una notevole quantità di energia dalla quale nascerebbe una reciproca cooperazione di sviluppo economico e sociale contraddista da una maggiore sicurezza sociale.

l’Italia non ha nessun programma relativo a canali di ingresso regolari. Quelli esistenti sono privi di criteri efficaci. Si è visto con l’ultimo decreto Flussi che a fronte di poco meno di 140mila posti ha sollecitato una richiesta di 500mila quote che nella maggior parte dei casi riguardano persone che si trovano già qui. Il
Testo Unico, come abbiamo visto a partire dalla Bossi Fini fino ad arrivare alle varie modifiche nel corso di questo ventennio alimenta il lavoro nero e perpetua l’insicurezza sociale e lo sfruttamento. Come già molti affermano da tempo è necessario introdurre un meccanismo di ingresso per ricerca lavoro in presenza di
sponsor o di auto sponsorizzazioni attraverso la realizzazione di programmi che permettano l’ingresso di chi ha svolto all’estero percorsi di formazione e studio e in condizioni economiche adeguate. È urgente prevedere la possibilità per queste persone di programmare il proprio progetto migratorio. Si tratta di
tradurre in norme quello che tutti sanno: i rapporti di lavoro non si costituiscono “a distanza” ma richiedono un incontro diretto sul posto, tra domanda e offerta. Una riforma di questo genere equivale semplicemente a dare veste legale alla modalità effettiva di ingresso dei migranti nel mercato del lavoro italiano. Ma il fatto che le norme attuali, che impongono la costituzione di un contratto di lavoro prima dell’ingresso in Italia abbiano resistito per quasi trenta anni è segno di una miopia politica che deve assolutamente essere corretta, per il bene di tutti.

In ultimo vogliamo evidenziare quanto il ruolo europeo sia dirimente anche per la piena attuazione dei programmi di reinsediamento e corridoi protetti sui quali l’Italia deve certamente svolgere un ruolo di maggiore rilievo rafforzando le quote nazionali e contribuendo a rafforzare i programmi europei oggi assolutamente insufficienti per numeri e caratteristiche. Il Forum ha avviato da tempo un percorso di consultazione e sensibilizzazione in rete con altre reti, sulle politiche europee che sono in stretta
connessione con la legislazione italiana attualmente vigente in materia di migrazioni forzate e evidentemente in gran parte basate sulla chiusura, sul respingimento e sulla esternalizzazione delle frontiere. Crediamo sia necessario incidere maggiormente sulle scelte europee e sulla loro coerenza con i diritti fondanti la comunità europea, anche per avere maggiore incisività nelle politiche nazionali.

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