Flussi di energia. Un racconto collettivo e una rete che rilancia

«Costruire una relazione stretta con le organizzazioni non governative che si occupano di soccorso in mare, con le rescue team che subiscono ormai da anni un duro attacco e una criminalizzazione costante da parte di molti governi europei, di quello italiano, come è noto, in particolare. E, in questa ottica, lanciare una campagna pubblica già nei prossimi giorni per chiedere al Parlamento che si attivi per garantire canali regolari di migrazione». Per creare Flussi di Energia. È nelle parole di Giovanna Cavallo, coordinatrice del Forum per Cambiare L’Ordine delle Cose, a conclusione della lunga giornata di studio e confronto che si è svolta in Campidoglio l’11 Novembre, cioè del convegno/tavola rotonda Flussi di Energia, appunto, l’apertura di un ragionamento d’insieme che possa favorire un’altra prospettiva politica in tema di migrazioni.   

Come garantire il diritto alla mobilità delle persone e immaginare modi sicuri e regolari per attraversare confini e frontiere? Come programmare e gestire i flussi migratori per lavoro e studio per poter garantire tutele e dignità a chi arriva in Italia? Da queste domande è partita la lunga giornata di lavori promossa dall’Assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale ed organizzata dal Forum con la partecipazione della campagna Ero Straniero.

Foto di Francesca Mazzara

«Il Forum non esisterebbe se non ci fosse la rete che lo compone: associazioni, città, comunità, gruppi, singoli. Il Forum si potrebbe paragonare alle persone che viaggiano, così è uno spazio in continuo movimento che incrocia le energie di questo Paese, per stimolare un cambiamento». Ha ribadito Cavallo: «questo convegno nasce per ridare dignità alle persone che scelgono di partire, di migrare. Siamo consapevoli che basti una singola norma approvata da un governo per cambiare in peggio l’intera vita di ognuno di loro, come è accaduto con i Decreti Sicurezza approvati dal primo governo guidato da Giuseppe Conte. Siamo qui oggi anche per dire che ci impegneremo in tutti i modi perché queste cose non debbano più accadere».

Andrea Segre

Una proposta di legge Giulia Capitani, esperta di migrazioni che lavora per Oxfam Italia, intervenuta per la Campagna Ero Straniero, ha spiegato: «nel 2017 abbiamo depositato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare che aveva raccolto 90.000 firme. Una proposta di legge dal nome eversivo: Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari,dal titolo eversivo perché parlare di ingressi legali sembra essere un tabù nel nostro Paese».

E ancora, ha rivelato Capitani:«è cominciata la discussione in Commissione Affari Costituzionali della Camera due anni dopo, nel 2019. In questa sede si sono susseguite molte audizioni, del mondo sindacale, ma anche del mondo produttivo. La nostra proposta chiede il superamento del decreto flussi, un nuovo modo di pianificare gli ingressi per lavoro in Italia; ma, soprattutto, propone un meccanismo di regolarizzazione permanente su base individuale, cioè che se esiste una persona che è assunto in nero da una azienda, irregolare su un territorio, perchè magari ha un permesso di soggiorno scaduto, possa essere regolarizzato immediatamente, senza aspettare l’apertura di finestre temporali. Sarebbe una norma win-win, che oltre che a garantire dignità a queste persone aumenterebbe banalmente anche il gettito fiscale, come dimostrano gli studi sul tema condotti dalla Fondazione Leone Moressa».

«È da 11 anni che l’Italia tiene chiusi i canali d’ingresso legale per i lavoratori stranieri, salvo averli leggermente riaperti soltanto lo scorso anno, costretta da carenze di manodopera diventate insostenibili dopo la pandemia. E lo ha fatto prevedendo, tra le altre voci, 20.000 reali nuovi inserimenti per lavoro subordinato. Ma non dimentichiamo che il fabbisogno effettivo di manodopera dall’estero viene stimato in almeno 200.000 lavoratori, per cui siamo ancora molto al di sotto delle esigenze sistemiche del Paese», ha confermato il presidente del Centro Studi Idos, Luca Di Sciullo. A fronte di ciò, ha continuato Di Sciullo: «assistiamo a una stratificazione ultradecennale di piani comunitari, leggi nazionali e delibere comunali che, a cascata, continuano con una ostinazione incredibile a discriminare gli immigrati. Ad una Politica che non solo umilia le condizioni di vita dei migranti, ma che danneggia anche l’intero Paese e il sistema Europa, nella misura in cui gli immigrati rappresentano una componente imprescindibile e strutturale della società».

«Non si può oggi parlare di migrazioni senza fare accenno alle responsabilità storiche dell’Europa in Africa», ha aggiunto Ibrahim Diabate, mediatore culturale che lavora nelle campagne di Rosarno con Mediterranean Hope, il programma migranti e rifugiati della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. «Nessuno si domanda perché migliaia di giovani rischiano la vita attraversando il deserto e il mare per arrivare qui in cerca di un futuro migliore. La risposta è nelle guerre per procura e nello sfruttamento delle risorse dell’Africa che ha fatto comodo all’Europa e che ha affamato queste popolazioni. Questo significa per i governanti aiutarli a casa loro? E poi ha ancora, ha chiesto Diabate: «chi decide quanto vale una carta d’identità o un passaporto. Chi decide della mobilità della gente?». 

Che fare? Dunque Una delle strade da percorrere prova ad indicarlail regista Andrea Segre, tra i fondatori ed animatori del Forum, aprendo i lavori della successiva tavola rotonda che è stata moderata dalla giornalista Giulia Presutti, e in cui sono intervenute diverse realtà associative che si occupano di migrazioni dal punto di vista della tutela socio-legale, ma anche esponenti del mondo produttivo e sindacale italiano.

«Cerchiamo di sedimentare il ricordo e la memoria, anche con il lavoro portato avanti come Zalab, delle violazioni che accadono alle frontiere di tutta Europa», dice Segre, parlando del suo ultimo film realizzato con Matteo Calore e Stefano Collizzoli, “Trieste è Bella di Notte” che sarà presentato in anteprima al Trieste Film Festival nelle prossime settimane e racconta dei respingimenti congiunti di richiedenti asilo attuati al confine tra Italia e Slovenia dalle due polizie di frontiera, lungo la così detta rotta balcanica delle migrazioni.

Il giurista Gianfranco Schiavone che di quelle violazioni ne è da tempo un diretto testimone, gli fa eco. E poi aggiunge: «l’Italia non ha nessun programma relativo a canali di ingresso regolari. L’unica legge che ha in materia, la Bossi-Fini, alimenta il lavoro nero, perpetua l’insicurezza sociale e lo sfruttamento. È ora di cambiarla». Ha ribadito Schiavone: «dobbiamo concentrarci sulla possibilità che la legge venga riformata per porre le persone nella condizione di arrivare in sicurezza. Chi ne ha la possibilità, chi uno sponsor o chi ha i canali da utilizzare deve poterlo fare subito. Ed anche chi non ha queste possibilità deve potervi accedere, magari attraverso i programmi di formazione o studio. È urgente prevedere la possibilità per queste persone di programmare il proprio progetto migratorio». E poi il giurista ha concluso così: «devono potersi regolarizzare, indipendentemente dal ricatto della emersione dal lavoro nero. Inoltre, occorre sganciare il criterio del mantenimento del permesso di soggiorno dal contratto regolare, dato che la maggior parte della popolazione che vive in Italia è precaria, e dunque non possiamo di certo pretendere esclusivamente dai lavoratori stranieri che abbiano contratti stabili». 

«Che possa avere dunque più voce la nostra, invece che quella della propaganda», è stato l’augurio portato a “Flussi di Energia” da Barbara Funari, assessora alle Politiche Sociali e alla Salute del Comune di Roma che ha promosso e fortemente voluto l’evento.

Ed è con quest’obiettivo che la rete del Forum rilancerà la sua azione nei prossimi mesi e settimane: contrastare la macchina della propaganda in materia di migrazioni, condotta sulla pelle di quelle persone la cui unica colpa è di essere nati dall’altra parte del Pianeta.

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