L’appuntamento è per mercoledì 21, dalle 18 alle 19.30, in diretta sulle pagine FB di Forum per cambiare l’ordine delle cose, Escapes. Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate e di Vie di fuga. Osservatorio permanente sui rifugiati.
INTERVERRANNO:
Michele Rossi, Ciac onlus/ EuropAsilo
Pedro Apollos, Ciac Parma
Magda Bolzoni, curatrice capitolo accoglienza del report “Il diritto d’asilo” della Fondazione Migrantes
Mimma D’Amico – EuropAsilo / Forum per cambiare l’ordine delle cose
Lucia Esposito, Sportello Diritti Yabasta-novaKoinè
Francesco Evangelista, coordinatore progetto SAI Comune di Scisciano / Oltre i confini Benevento
Valeria Pecere, Forum per cambiare l’ordine delle cose Brindisi
In quanti percorsi di accoglienza i migranti hanno un protagonismo attivo? Quante esperienze si muovono già all’interno di una rete sociale e territoriale? In cosa si esplicita il sistema di accoglienza una volte che le persone sono uscite dalle strutture ricettive? Ma anche, quanti mediatori sono presenti stabilmente negli uffici pubblici? Quante volte informazioni sui servizi alla persona sono state veicolare in una lingua diversa dall’italiano?
Queste alcune delle domande che muoveranno il quarto appuntamento del ciclo di seminari promosso da Forum per cambiare l’ordine delle cose, Fondazione Migrantes, rete Europasilo e Escapes. Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate. Dopo gli incontri dedicati alle politiche europee, alla solidarietà messa in campo dalla società civile, e agli strumenti pensati dal basso per tutelare le persone escluse da diritti e tutele, è ora il momento di affrontare il piano dell’accoglienza. Lo faremo attraversando le criticità riscontrate sul campo, soffermandoci su alcune esperienze e delineando dei suggerimenti di policy: il tutto all’interno di una cornice che pensa all’accoglienza non come mera gestione delle persone e dei loro percorsi, quanto piuttosto come ambito di tutela dei diritti degli individui e della loro crescita all’interno di una collettività.
I ‘decreti sicurezza’ hanno impattato in modo tragico sull’accoglienza nazionale, già profondamente segnata da forti criticità e priva di basi solide. E’ proprio a fronte della fragilità mostrata da un sistema di cui più volte è stata denunciata l’inefficacia che occorre ripensare a un modello che, in parte, è già presente sui territori: sono molte le esperienze che mostrano buone pratiche di accoglienza, spesso dal basso. Pratiche che rimandano a un concetto di confronto, ascolto e inclusione: perché nel 2021 è davvero urgente lasciarsi alle spalle l’incapacità del paese di superare la primissima accoglienza – comunque ancora estremamente deficitaria – per costruire piuttosto un modello inclusivo che, con politiche di lungo respiro, possa finalmente pensare al coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti: in primis i e le migranti, protagonisti finalmente attivi dei propri percorsi, intrecciati a tutti gli attori presenti nei territori, dalle amministrazioni alle realtà attive sul campo.
Fare davvero accoglienza vuol dire andare oltre, guardare al lungo periodo, costruire reti e relazioni, sostenere la crescita individuale e, conseguentemente, quella dell’intera società. Occorre uno sguardo aperto e consapevole da parte della politica, che possa leggere i contesti sociali per rispondere alle necessità da una parte, e fare tesoro dei percorsi presenti dall’altra. Un cambiamento culturale, che guardi all’accoglienza come a una parte imprescindibile del sistema di welfare, per tutto il paese. Un cambiamento che nella società è già presente ma a cui la politica stenta a dare spazio.