Un Patto dal pessimo impatto

Posizione pubblica – della Rete Promotrice per la Road Map – sul Patto Europeo Migrazioni e Asilo

Un Patto dal pessimo Impatto. Respingere, trattenere, detenere, è un Patto dal Pessimo Impatto come già denunciato da Euromed Rights,  quello varato dalla commissione europea sul quale si è raggiunto un accordo con il Consiglio Europeo lo scorso 20 dicembre. Una risposta repressiva e restrittiva ad una crisi che non trova riscontro nei numeri perché gli arrivi di migranti nell’UE sono in calo rispetto al picco del 2015 di oltre un milione di persone. Negare diritti per “difendere” l’Europa è diventato ormai un lasciapassare per qualsiasi tipo di deroga a norme internazionali boicottando lo stato di diritto su cui la stessa comunità europea è fondata, se si contano le potenziali violazioni del diritto dell’unione e della carta europea dei diritti dell’uomo. Quello che dobbiamo aspettarci se il Patto sarà adottato nella sua forma attuale sarà la normalizzazione dell’uso arbitrario della detenzione e l’utilizzo sistematico di procedure di “crisi” per consentire i respingimenti verso i cosiddetti “Paesi terzi sicuri”, dove i migranti saranno a rischio di violenza, tortura e detenzione arbitraria. Il teatro di questi orrori sarà la frontiera, quella esterna, soprattutto per paesi come l’Italia che subirà l’onere più alto di questo tipo di gestione sia economico che politico, come i paesi di confine del sud dell’Europa.

Qualcosa di nuovo che nasce nel passato. L’accordo politico tra Commissione e Consiglio raggiunto lo scorso 20 dicembre prevede l’approvazione della proposta di cinque Regolamenti chiave, quali: Screening, Eurodac, Procedure asilo, Gestione migrazioni e asilo, Crisi e forza maggiore. L’accordo chiude quasi dieci anni di negoziati. La Commissione Junker (2014-2019) aveva presentato nel maggio 2015 l’Agenda per la migrazione, alla quale aveva fatto seguito, nel 2016, un corposo pacchetto di proposte di riforma del Sistema europeo comune di asilo, in gran parte non approvate prima della fine della legislatura.  Il 1° dicembre 2019 il testimone passa alla Commissione Von der Leyen, che fa tesoro di tale fallito tentativo di riforma nel predisporre un nuovo patto sulla migrazione e l’asilo del 23 settembre 2020 che, così come l’Agenda del 2015, è un documento programmatico con un orizzonte di legislatura. La volontà di tradurlo in tempi brevi in atti giuridici è dimostrata plasticamente dalla contestuale pubblicazione delle proposte di atti normativi e da una tabella di marcia che scandisce una serrata tempistica verso la loro approvazione.

Si è riaperto così il cammino delle riforme, recuperando parte delle proposte e del negoziato già maturato nella precedente legislatura e durato più di tre anni. In alcuni casi, come ad esempio quello della proposta di regolamento sostitutivo della c.d. Direttiva procedure, la Commissione presenta emendamenti alla proposta già avanzata e sulla quale la procedura legislativa aveva già raggiunto uno stadio maturo; in altri, invece, come la modifica del c.d. regolamento Dublino o la creazione della procedura di pre-ingresso, sono presentate proposte radicalmente nuove, anche considerando i punti di accordo e quelli di contrasto già chiaramente emersi negli anni scorsi.

Cambiare tutto per non cambiare nulla. Nonostante sia stato annunciato un nuovo meccanismo che prevede un obbligo di “solidarietà” tra stati, questa solidarietà resta flessibile in quanto gli stati membri saranno liberi di scegliere se accettare i richiedenti asilo o pagare un contributo economico. Una storia perdente già vista nel 2015 quando i tentativi di condividere la responsabilità ad accogliere migranti e rifugiati approdati in Grecia e Italia, si sono arenati sulla non disponibilità di diversi paesi membri. Resta fuori dubbio infatti che il regolamento “Dublino 3” manterrà il principio di primo ingresso e senza deroghe per membri familiari di secondo grado, con tutte le conseguenze delle iniziative di contenimento sulle frontiere esterne dove verrà messo in atto un sistema di filtraggio e controllo accelerato, in modo che coloro che sono ritenuti non “idonei” possano essere rapidamente sottoposti al respingimento nel loro Paese d’origine o di transito. Le misure volte a migliorare il sistema europeo di asilo, cornice nella quale il Patto si muove, sono quasi tutte volte ad accelerare  le procedure e ad aumentare l’uniforme applicazione tra gli Stati membri a scapito dei diritti di contraddittorio e difesa dei diritti soggettivi. Raramente si scorgono misure volte ad elevare il livello di tutela del diritto alla protezione internazionale nell’Unione europea.

Contenere e respingere.  Lascia infatti pochi dubbi la formulazione del regolamento screening che prevede la creazione di centri di detenzione alle frontiere, senza esclusione di famiglie con minori. Alle persone le cui domande di asilo hanno scarse probabilità di successo potrà essere impedito l’ingresso nell’Unione e potranno essere trattenute in centri di detenzione al confine, così come le persone che sono considerate una minaccia per la sicurezza. Un altro preoccupante pilastro del patto riguarda il concetto di paese sicuro terzo il cui uso è stato fortemente incoraggiato per negare alle persone l’accesso a una procedura d’asilo e alla protezione in Europa. Il testo fa riferimento, ad esempio, ai legami familiari e alla residenza precedente per valutare un rimpatrio e sorgono forti perplessità in merito alla possibilità di scegliere come luogo di ritorno un paese di transito che soddisfi questi legami. In particolare l’uso della procedura di frontiera verrebbe esteso e diventerebbe obbligatorio per le persone provenienti da Paesi in cui il tasso di protezione è pari o inferiore al 20%. Mostra estrema preoccupazione questo abbassamento drastico dei livelli di protezione sulla base di variabili dati statistici sugli esiti medi delle domande di asilo presentate da coloro che provengono da un dato Paese.

Le Frontiere esterne dell’Europa. Come sappiamo il Patto Europeo è composto da diversi regolamenti immediatamente applicabili le cui azioni costringeranno migliaia di persone in un limbo giuridico dove il diritto alla difesa sarà negato. Con questi regolamenti si ridurranno drasticamente gli standard di protezione in Europa e crediamo che questo impianto normativo europeo riuscirà a raggiungere gli altri obiettivi che si è posta la Commissione: scoraggiare gli arrivi, procedere con i rimpatri rapidi o ridurre i cosiddetti movimenti secondari. L’Italia diventerà spazio privilegiato di azione delle regolamentazioni europee in pieno contrasto con la nostra Costituzione e subirà maggiormente le conseguenze più concrete di questi regolamenti.

Le persone che arriveranno, in modo quasi indistinto, subiranno una procedura di frontiera: private in modo sistematico dell’accesso al territorio e alla richiesta di protezione e, di fatto, private della libertà personale come se fossero colpevoli di chiedere asilo. D’altra parte colpisce l’incapacità dei governi nazionali ed europeo di attuare le necessarie norme che consentano ai migranti di accedere legalmente al territorio se non attraverso leggi assolutamente inefficaci di attuare flussi legali di ingresso.

Diciamo la nostra e difendiamo i diritti umani. La road map che abbiamo lanciato da diversi mesi non solo ha l’obiettivo di rendere una giusta informazione verso le comunità locali sulle drammatiche conseguenze di questo nuovo patto europeo ma anche di restituire una giusta narrazione che, invece, utilizzata sempre più in modo distorto e propagandistico, considera le migrazioni come un processo da criminalizzare. Se non vogliamo piangere altre migliaia di morti è nostro dovere contrastare l’approvazione e l’applicazione dei regolamenti del Patto, con azioni e strumenti che saranno discusse alla fine di questo percorso a tappe in una assemblea Nazionale nella primavera del 2024. Nel frattempo ci appelliamo al parlamento europeo e ai parlamentari tutti di non votare queste riforme. Il diritto alla libertà di movimento internazionale e il diritto alla protezione devono ritornare ad essere i pilastri delle politiche italiane ed europee come recita l’articolo 13 della dichiarazione universale dei diritti umani: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese”.

Cambiare l’Ordine delle Cose – Forum Nazionale, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Europasilo – Rete Nazionale per il Diritto di Asilo, Italy Must Act, Mediterranea Saving Humans, Refugees Welcome Italia, Re.Co.Sol – Rete Comunità Solidali, Rivolti ai Balcani, Stop Border Violence.

Scopri qui come organizzare una tappa della Road Map nella tua città

Per seguire il calendario degli eventi è possibile consultare questa pagina web https://www.percambiarelordinedellecose.eu/patto-europeo-dal-basso/

Per Approfondimenti

https://www.openpolis.it/il-nuovo-patto-sulle-migrazioni-chiude-le-frontiere-delleuropa/

 

Condividi post:

ISCRIZIONE ALLA NEWSLETTER

I più consultati

Potrebbero Interessarti
Articoli

Voci da Reggio Emila: come cambierà l’accoglienza dei migranti?

Se è vero che il meglio viene conservato per...

Documento finale Assemblea cittadina di Pesaro e Urbino

Premessa generale alle proposte emerse. Le proposte illustrate qui di...

Dalla frontiera alla libertà, per un governo più giusto delle migrazioni.

È il day after in cui il Patto europeo...

#PARADOSSIALLITALIANA: facciamo il punto

A un anno da Cutro, il Forum incontra il Ministero Il...