Mediterranea Saving Humans: contro di noi dossieraggio e macchina del fango.

Da dieci giorni è in atto una vergognosa e violenta operazione mediatica condotta dai quotidiani La Verità, Libero e Il Giornale, e dal settimanale Panorama, tesa a screditare l’operato della ong. attraverso la pubblicazione di intercettazioni telefoniche agli atti della procura di Ragusa. Intanto, i legali hanno depositato una denuncia per diffamazione e diretta ad accertare le eventuali responsabilità di chi ha passato il fascicolo delle indagini preliminari ai giornali. Colloquio con Laura Marmorale, la presidente di Mediterranea.

Come si è arrivati fin qui?

Si è arrivati fin qui attraverso un violento percorso violento e brutale di criminalizzazione della solidarietà e dell’umanità che non solo ha portato ad un cambiamento del sistema legislativo del nostro paese, ma trasformato la questione migratoria in un problema di ordine pubblico e di sicurezza. E così tutto ciò che riguarda la vita e la libertà delle persone in movimento, diventa materia di repressione e controllo. E in queste maglie strette rientrano tutte quelle persone che fanno della solidarietà e del diritto all’esistenza di chiunque, al di là del colore della pelle o di una presunta diversità, una battaglia politica. Si arriva così all’accusa contestata nei confronti di alcuni nostri attivisti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ad un’indagine che riguarda il soccorso prestato in favore dei 27 naufraghi abbandonati in condizioni disperate da 38 giorni a bordo della petroliera Maersk Etienne tra l’agosto e il settembre 2020.

Cosa è accaduto negli ultimi dieci giorni?

Intorno a questo intervento di soccorso e salvataggio delle vite in mare è stata costruita un’operazione accusatoria che ci vede oggi nella fase dell’udienza preliminare, che si sarebbe dovuta tenere il 6 dicembre, ma che poi è stata rinviata a febbraio. In questa fase, il giudice per le udienze preliminari dovrà decidere se rinviare a giudizio, o meno, dei nostri attivisti indagati per aver prestato soccorso. Ed è in questo limbo giudiziario che alle accuse penali sono subentrate negli ultimi dieci giorni delle accuse meschine attuate a mezzo stampa. Ovvero si è messa in moto nei nostri confronti una autentica macchina del fango, compiuta da giornali che hanno lo stesso direttore; Mediterranea è oggetto di un’autentica campagna di dossieraggio.

Partiamo dal presupposto che quello che i giornali contestano non ha nulla di penalmente rilevante. Si sta strumentalizzando il vostro rapporto con la chiesa cattolica.

Esattamente. Questa operazione di dossieraggio ruota principalmente attorno alla cooperazione costruita nel tempo con alcune figure e organismi all’interno della Chiesa Cattolica. Eppure,  di questa cooperazione, non abbiamo mai fatto mistero. Anzi. Per noi è un privilegio, il rapporto costruito con alcune diocesi che hanno rilevato valido e degno di merito il nostro intervento. Penso, ad esempio, al progetto MedCare 4Ucraine, operativo da 18 mesi nella città di Leopoli. Contiamo ad oggi la quarantatreesima missione medico sanitaria, attraverso il nostro ambulatorio medico mobile portiamo assistenza sanitaria di base ad un bacino di circa 2000 profughi di guerra ospitati in campi ufficiali e luoghi di accoglienza informale e dodici missioni di approvvigionamento di beni necessari. Una attività certa, chiara, trasparente e rendicontata.

Chi compone oggi Mediterranea? 

Siamo 3700 iscritti in tutte le città. E quaranta nodi di terra fatti di persone che si adoperano per praticare cooperazione sociale. Si offendono tutte queste persone con questa campagna stampa violenta, perché a certi quotidiani potrà anche piacere la vecchia pratica di “sbattere il mostro in prima pagina”, ma l’Associazione è grande, animata, operativa e attaccando uno offendono una comunità intera. Non ci interessa entrare in un dibattito sterile.

E come vi difendete?

Oltre alle nostre azioni, per noi parlano i fatti. Possiamo portare in qualsiasi sede di controllo i nostri bilanci, i nostri movimenti di conto corrente. Il bilancio sociale è pubblico. E infatti nessuno può accusarci, tranne se in malafede come i giornalisti in questione, di mancata trasparenza nelle relazioni e nelle rendicontazioni. Secondo tali signori, Mediterranea avrebbe ingannato perfino il Papa e tutte le gerarchie ecclesiastiche. Siamo al ridicolo.

E voglio chiudere con l’ultimo scoop di cui due giornali, Il Giornale e La Verità, hanno dato conto ieri. Hanno sostenuto che alcuni nostri salvataggi siano pilotati ed hanno portato come prova una foto scattata da alcuni profili social non meglio definiti, sostenendo che interveniamo, salvando cioè da morte certa le persone che si trovano in mare, anche prima che le imbarcazioni siano sul punto di naufragare. E cosa dovremmo fare, commettere le stesse violazioni e respingimenti di cui si macchia la cosiddetta guardia costiera libica?  È veramente a questo tipo di giornalismo che vogliamo credere? Oppure piuttosto ad una rete vera, reale, formata da equipaggi di mare ed equipaggi di terra con oltre 3700 persone associate attive in circa 40 territori in Italia, Europa e Stati Uniti?

 

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