Così resistiamo alle politiche autoritarie. Ieri a Spin Time la prima giornata di formazione della campagna #Paradossiall’italiana.

Misurare la temperatura dei diritti dei migranti. Raccontare cosa è accaduto negli ultimi sei mesi a livello politico e normativo dal naufragio di Cutro in poi. E come e perché dall’Italia all’Europa i governi stanno rendendo impossibile la vita delle persone migranti.

È a partire da queste prime considerazioni che il 15 novembre, all’interno degli spazi del coworking Re Work di Spin Time in via di Santa Croce di Gerusalemme, a Roma, si è svolta la prima giornata della formazione sulle politiche migratorie portata avanti dal Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose nell’ambito della campagna #Paradossiallitaliana  che ha l’obiettivo di fare conoscere sia ai migranti che agli operatori del sistema di accoglienza le modalità attraverso cui è ancora possibile accedere alla protezione speciale, a tutela della vita privata e familiare, nonostante il Decreto Piantedosi.

La campagna ha il sostegno dell’otto per mille valdese e della Fondazione Migrantes, grazie al cui apporto nelle scorse settimane sono stati preparati e distribuiti in tutta Italia dagli sportelli legali aderenti al Forum vademecum informativi, e messe in rete video pillole esplicative tradotte in otto lingue. Non solo.

Costantemente, il Forum elabora contenuti in forma di note giuridiche esplicative delle varie riforme in atto. Oltre ad organizzare momenti pubblici di formazione come quello che si è svolto ieri pomeriggio, appunto, negli spazi di Spin Time.

A partecipare sono state decine di persone, tra richiedenti asilo in possesso della protezione speciale, attivisti, psicologi, operatori dei centri di accoglienza, ad un confronto collettivo per comprendere cosa sia accaduto dopo il naufragio accaduto soltanto sei mesi fa nei pressi della spiaggia calabrese di Cutro, quando circa 100 migranti persero la vita a causa di circostanze che sono ancora tutte da chiarire e che dovranno essere accertate da una inchiesta penale che è tuttora in corso.

Da allora, all’indomani di quella tragedia, il Decreto Legge 20/23 approvato dal Consiglio dei Ministri aveva previsto, all’articolo 5ter, di escludere i richiedenti asilo dall’accoglienza nel SAI, ossia dal Sistema di Accoglienza e Integrazione gestito dai Comuni attraverso appositi progetti di accoglienza diffusa.

Poi, a questa volontà di smantellamento del sistema di accoglienza, si è accompagnata  la misura più discussa all’interno del decreto Cutro: la paventata eliminazione della protezione speciale, cioè di quella forma di protezione che dà diritto a ricevere un permesso di soggiorno quando viene riconosciuto che un migrante, che pure non ha diritto alla protezione internazionale, comunque non può essere espulso dal territorio nazionale per ragioni costituzionali e obblighi internazionali, quando ci sarebbe un concreto rischio di subire persecuzioni, trattamenti inumani e degradanti.

All’interno del momento di formazione, è stato chiesto ai partecipanti di segnalare la propria esperienza proprio in relazione all’istituto della protezione speciale nell’ottica di richiedere un eventuale supporto dai giuristi e dagli operatori che, nei diversi municipi di Roma, fanno parte della rete del Forum. È il metodo che stiamo seguendo in diverse parti d’Italia attraverso la campagna #Paradossiall’italiana, per spiegare a tutte le persone, ma soprattutto a migranti e agli operatori del sistema di accoglienza e welfare come sia possibile ancora accedere alla protezione speciale, nonostante il Decreto Piantedosi. Inoltre, durante l’incontro di ieri sono state illustrate dalla coordinatrice del Forum, Giovanna Cavallo, le così dette procedure di frontiera, parte del disegno di compressione del diritto d’asilo portato avanti dal governo italiano attraverso la politica della detenzione.

Un disegno autoritario già messo in discussione dalle sentenze di alcuni tribunali nelle scorse settimane, secondo le quali i richiedenti asilo non possono essere trattenuti al solo scopo di esaminare la domanda di protezione internazionale. Ed è proprio per impedire la svolta autoritaria che, in diverse parti d’Europa, ma specialmente in Italia, sta mettendo in crisi lo stato di diritto e la democrazia come l’abbiamo conosciuta finora, che il Forum, ieri pomeriggio, ha organizzato questo primo momento di formazione. Con l’obiettivo di resistere tutti e tutte insieme a queste politiche.

Ed è in quest’ottica che il prossimo 18 dicembre, a Roma, sempre negli spazi di Spin Time, è stata convocata da diverse realtà (l’elenco dei promotori è in continuo aggiornamento), nell’ambito della giornata internazionale per i diritti dei e delle migranti, l’assemblea cittadina “Cosa succederà al Capitano” in cui diverse reti composte da enti, associazioni, attivisti e attiviste apriranno uno spazio partecipato di discussione e autoformazione sulle politiche migratorie europee e italiane, in previsione dell’approvazione del Patto europeo su Migrazioni e Asilo.

 

Progetto sostenuto dalla Fondazione Migrantes con i fondi Otto per Mille della Chiesa Cattolica e con il contributo Otto per Mille della Chiesa Valdese.

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