Anche stavolta si è ricominciato a discutere di politiche migratorie dopo un naufragio. Ma, mentre dieci anni fa, dopo quello del 3 ottobre al largo dell’isola di Lampedusa in cui morirono 368 persone, nacque l’operazione di salvataggio militare chiamata Mare Nostrum; oggi, dopo il naufragio di Cutro accaduto soltanto sei mesi fa, quando circa 100 migranti persero la vita a poche centinaia di metri dalle coste della Calabria, si discute in Italia e in Europa di come respingere i sopravvissuti. Nonostante da quel 3 ottobre 2013 siamo morte in mare quasi 30.000 persone, si continua a non provvedere con una politica di ingressi legali, colpevolizzando e criminalizzando i migranti.
L’Unione Europea, attraverso i negoziati portati avanti nell’ambito delle sue istituzioni, Commissione Europea, Consiglio e Parlamento, approverà entro il 2024, il nuovo Patto Europeo per le Migrazioni e l’Asilo, un testo che produrrà nuove tragedie e renderà l’Europa una sempre più dura fortezza, fatta di procedure di frontiera per i richiedenti asilo e di un sistema di accoglienza che diviene strumento di sorveglianza e di controllo attraverso l’uso indiscriminato della detenzione amministrativa.
L’Italia, nel solco delle politiche europee, ha emanato cinque decreti in quattro mesi, tutti elaborati sull’onda emotiva di un evento drammatico, dalla strage di Cutro alla recente crisi di Lampedusa. Decreti fondati su un’ossessione securitaria, in totale contrasto con le stesse norme della Costituzione italiana e con i principi universali che tutelano la dignità delle donne e degli uomini. L’uso indiscriminato della detenzione amministrativa per richiedenti asilo e migranti con diverse tipologie di status giuridico, un sistema di “concentrazione” e di identificazione ritornando al concetto di campo profughi che richiama quell’esilio di Edward Said, gli accordi di esternalizzazione delle frontiere dove in cambio di soldi barattiamo la vita delle persone e quelle annunciate violazioni sui minori “per legge”; un colpo durissimo al diritto d’asilo mentre si rivendicano ingressi legali che non ci sono nella realtà delle cose;
Abbiamo deciso dunque di fermarci e analizzare ciò che sta accadendo in Italia e in Europa e per capire tutti insieme come rispondere a questa torsione autoritaria.
Inizieremo con una introduzione di Yasmine Accardo di LasciateCIEntrare con la quale ci immergeremo nei luoghi passati e futuri della detenzione, per cercare di capire questa nuova prospettiva di frontiera; a seguire Teresa Menchetti della segreteria del Forum dialogherà con i giuristi Gianfranco Schiavone e Francesca Napoli, ponendogli quelle domande che tutti e tutte noi da diversi mesi ci stiamo facendo: cercheremo di capire cosa è cambiato con l’approvazione di questi decreti, quali strumenti mettere in campo, quale possibile resistenza e come rispondere alla devastante narrazione con la quale tutto questo sembrerebbe giustificabile, in nome della frontiera.