Quel sangue non muore!

Conoscere la storia dei ragazzi uccisi, del loro viaggio per arrivare in Italia attraverso l’Africa, passando per la Libia è fondamentale per superare le mura del razzismo che divide, e per far comprendere i sacrifici fatti da chi voleva solamente cambiare in meglio la propria vita ed è poi venuto a morire qui.

15 anni fa la strage di Castel Volturno firmata dall’ala stragista dei casalesi capeggiata da Giuseppe Setola, che venne poi condannato con l’aggravante razzista.

 

Mai accaduto prima nella storia della camorra, quei 50 colpi furono sparati solo per ricordare chi “comandava” sul territorio domiziano e non per un regolamento di conti come in tanti scrissero.
Ieri il giorno dell’anniversario è stata ricordata quella strage con la rete Castel Volturno Solidale e con l’Istituto Comprensivo Garibaldi di Castel Volturno e per raccontare la storia dei sei ragazzi di origine ghanese uccisi: Ibrahim Alhaji, Karim Yakubu, Kwame Antwi Julius Francis, Justice Sonny Abu, Eric Affun Yeboa, Kwadwo Owusu Wiafe – e del settimo rimasto ferito – Joseph Aymbora – che testimoniò contro i killer facendoli condannare. Morto per cause naturali nel 2012 ha ricevuto la medaglia al valor civile.

In parlamento è stato depositato il disegno di legge per istituire il 18 settembre la giornata della commemorazione delle vittime del razzismo.

Era il 18 settembre 2008.
Sei i ragazzi di origine ghanese uccisi dalla furia omicida del clan Setola solo per affermare la propria supremazia su questi territori. “Andiamo ad acchiappare quei sacchi di immondizia” si apprenderà dalle intercettazioni. Anni dopo Setola verrà condannato con l’aggravante di razzismo, mai prima era successo nella storia di un boss.

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