La Rete Castel Volturno Solidale, formata dalla Caritas diocesana di Caserta, dal Centro Sociale Ex Canapificio, dai Comboniani di Castel Volturno, dalla locale sezione di Emergency e dal Movimento Migranti e Rifugiati di Caserta, in occasione della visita del ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, dove ha incontrato il questore e il prefetto di Caserta, ha espresso le proprie perplessità attraverso una nota stampa in cui si fa appello alle istituzioni affinchè venga intrapreso un reale percorso di analisi dei bisogni e dei problemi concreti che affliggono da anni quel pezzo di Campania.
In questo senso, la Rete auspica un piano per Castel Volturno che «favorisca l’emersione, il consolidamento del permesso di soggiorno ed il coinvolgimento dei cittadini stranieri in un percorso di formazione e inclusione sociale», si legge nella nota: «sulla pelle della popolazione italo-africana di Castel Volturno, sulla povertà e sul degrado ambientale di quest’area si parla tanto e si sparano numeri sulla presenza dei migranti senza andare al fondo dei problemi, restando sulla linea della propaganda».
Di contro, le organizzazioni invitano le istituzioni a valutare i danni prodotti a breve e lungo termine sul territorio da alcune norme. Nel comunicato, si citano le più recenti: la cancellazione del reddito di cittadinanza e le norme punitive nei confronti di migranti e richiedenti introdotte dalla conversione in legge del decreto che reca la firma dello stesso ministro dell’interno, il così detto Decreto Cutro. Non soltanto. Si fa un salto indietro nella legislazione, dagli effetti prodotti dalla legge Fini di cui si chiede la cancellazione, alla richiesta dell’approvazione di una legge sulla cittadinanza che sia al passo con i tempi, le organizzazioni ricordano al ministro che «a Castel Volturno i cittadini stranieri che dopo l’emanazione dei decreti sicurezza persero il permesso di soggiorno per motivi umanitari furono circa 2000». E ancora, accusano: «quella emergenza amministrativa che ha reso irregolari uomini e donne che da anni vivono e lavorano sul territorio non è ancora stata recuperata e sanata, mentre oggi le nuove restrizioni sul permesso di soggiorno per protezione speciale – il così detto permesso per integrazione e radicamento sociale – gettano ancora altre migliaia di persone nell’irregolarità e nell’isolamento sociale».
Infine, la rete Castel Volturno Solidale rivolge diverse domande al ministro Piantedosi: «Lei è conoscenza del fatto che gli operatori di polizia e dei commissariati, aderendo alla interpretazione più restrittiva di una circolare da lei emanata, respingono i cittadini stranieri che si presentano agli uffici preposti e che hanno un regolare contrato di lavoro e chiedono la conversione del permesso di soggiorno per protezione speciale?». «Lei sa che questi lavoratori perderanno il permesso di soggiorno e diventeranno irregolari?». E ancora, le associazioni hanno chiesto lumi sui ritardi nell’accesso alla procedura di protezione internazionale, dovuti alla mancanza di personale negli uffici di immigrazione. Dunque, rilevando come siano proprio le procedure e le norme adottate dalle istituzioni, a partire dall’insufficienza delle quote previste dai decreti flussi, a rendere le persone ancora più ricattabili e vulnerabili, che in quel territorio significa dover accettare paghe pari a 2 euro l’ora. Per questo serve un ripensamento delle norme, aderente ai bisogni ed alla realtà, un piano per Castel Volturno, che è stato già redatto dal basso e recepito di recente dal comune e dall’Anci, e che necessita soltanto di essere attuato.