Primo decreto flussi del nuovo esecutivo: note operative e prime riflessioni

È stato pubblicato il 26 gennaio scorso sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Flussi, cioè il provvedimento che stabilisce ogni anno le quote massime di stranieri che possono entrare in Italia per motivi di lavoro.

Secondo quanto si legge nel Decreto, quest’anno è previsto un tetto massimo di 82.705 ingressi, di cui circa un terzo, 38.705, sono coloro che potranno sfruttare la finestra per lavori non stagionali o di tipo autonomo. La maggior parte di questi lavoratori potranno essere impiegati soltanto nell’ambito dell’edilizia, del settore meccanico e turistico, dell’alimentare e della cantieristica navale, mentre alcune tra le nazionalità di provenienza richieste sono, tra le altre: albanese, bosniaca, pakistana, ucraina, macedone, moldova, tunisina e senegalese.

È prevista anche una quota di ingresso di migranti di Élite, cioè di 500 tra artisti con una determinata fama, imprenditori con un capitale sociale pari ad almeno 500000 euro, professionisti iscritti in elenchi delle pubbliche amministrazioni e fondatori di start up innovative.

Tra gli ingressi previsti, inoltre, sono compresi quelli dei migranti che sono già in Italia e dovranno convertire il permesso di soggiorno.

Tutte le domande potranno essere inviate a partire dal 27 marzo 2023, cioè 60 giorni dopo la pubblicazione del Decreto Flussi sulla Gazzetta Ufficiale.

Novità e criticità. Rispetto all’ultimo Decreto Flussi emanato due anni fa, che prevedeva 27.700 ingressi per lavoro subordinato, l’ultimo provvedimento ne prevede soltanto qualche migliaio in più, 38.705. E con una criticità sostanziale: non è più possibile assumere subito anche lavoratori già presenti in Italia, sebbene si trovino in condizione di irregolarità, alla data del 1° maggio 2022, in quanto il D.l. n. 73/2022 limitava questa possibilità solo alle domande presentate nell’ambito del Decreto Flussi relativo all’anno 2021. Non solo. Oltre alla riserva di quote prevista per settori economici specifici, un’ulteriore restrizione è quella che prevede la quota dedicata ai cittadini di Paesi stranieri con cui l’Italia ha sottoscritto o sta per sta per sottoscrivere accordi in materia migratoria e che riguarda 6000 persone.

Inoltre, tra le novità previste in un canovaccio giuridico che sostanzialmente non tocca nulla delle politiche migratorie fin qui adottate dal 1998 ad oggi, vi è la procedura individuata dall’Anpal per la verifica della indisponibilità di lavoratori presenti sul territorio e iscritti ai centri per l’impiego, anche considerando l’attenzione che la nota operativa dell’ANPAL del 20.12.2022 riserva ai percettori di reddito di cittadinanza e Naspi. Infine, a denotare ulteriormente l’insufficienza del provvedimento, vi è la quota esigua prevista per i lavoratori formati, soltanto 1000.

«Ad una prima analisi del provvedimento, il primo Decreto Flussi emanato dal governo in carica, non solo non apporta alcuna novità di rilievo ma restringe i criteri, allunga le procedure e rende così più difficile entrare regolarmente in Italia», spiega il giurista Gianfranco Schiavone, membro della struttura di coordinamento del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose. E poi aggiunge: «vi è una plateale contraddizione con quanto l’esecutivo ha annunciato in passato, cioè con la volontà di voler rinforzare i canali di ingresso regolari. Questo Decreto rappresenta, di contro, un regalo al mercato del lavoro nero e alle organizzazioni criminali».

Questa, dunque, è soltanto una prima analisi prodotta a caldo dal Forum. Da cui già si rileva, però, che gli ingressi previsti sono insufficienti rispetto a quanto ci si aspettava. Perché così tagliano fuori nazionalità intere. E perché, di fatto, le quote sembrano essere destinate ipocritamente alle persone che già vivono sul nostro territorio. La miopia di chi governa è assai evidente a leggere il primo Decreto Flussi del Governo Meloni: nessuna previsione di un sistema razionale e stabile che conceda permessi per lavoro e studio, come del resto la rete associativa del Forum in alcuni casi già mette in pratica. Perché in questo provvedimento ritroviamo soltanto il perpetuarsi di una logica ipocrita che ritiene necessario convivere con un mercato del lavoro in cui esiste una quota importante di migranti sfruttati e assunti in modo regolare.  Ecco, dunque, perché pensiamo che questo Decreto sia un regalo a sfruttatori e trafficanti di esseri umani.

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