Dio, Famiglia e Nazione. Così i conservatori provano a conquistare l’egemonia in Europa

Articolo a cura di Gaetano De Monte*

Entrando all’hotel Quirinale, in via Nazionale, a Roma, dove per tre giorni si sono riuniti esponenti politici, intellettuali, accademici e giornalisti tutti accumunati dall’orgoglio di appartenere al mondo della destra europea ultra-conservatrice, più che a una Réunion dell “Internazionale Nera”, come ci si sarebbe potuto aspettare fino a qualche anno fa, ci siamo trovati di fronte un gruppo di uomini, soprattutto, decisi a lanciare una sfida culturale. A combattere una battaglia per l’egemonia.  

Non appena si mette piedi infatti alla conferenza Italian Conservatism organizzata lo scorso week-end da Fondazione Tatarella, Nazione Futura e European Conservative, si notano subito in bella mostra i libri, quasi a fare sfoggio di un’identità, o perlomeno a volerne ribadire una in particolare.  Così, da Ronald Reagan a Vittorio Sgarbi e Maria Giovanna Maglie, da Leo Longanesi all’editorialista di Libero Francesco Borgonovo, ecco i nuovi simulacri del pensiero conservatore. D’altronde, dal palco, Fabrizio Tatarella, nipote di Pinuccio, storico esponente del Movimento Sociale prima e di Alleanza Nazionale poi, l’aveva detto a grandi lettere all’inizio dei lavori. «Lanciamo da qui una sfida, per tanti anni la sinistra ha detto che a destra non c’è cultura».

Quando si entra in sala, invece, e si ascoltano gli interventi del mondo politico, gli obiettivi della convention diventano ancora più delineati. Lorenzo Fontana, già ministro della Famiglia in quota Lega durante il primo Governo Conte e tra gli organizzatori in quello stesso periodo del Congresso delle Famiglie di Verona a cui presero parte anche i partiti dell’estrema destra europea, tra cui i neo-nazisti tedeschi di Alternative For Deutschland, dice subito che «bisogna fare una battaglia sui valori, proporre un’azione comune dei partiti conservatori e identitari per fare un’agenda culturale alternativa».

Sul tema dell’identità ha insistito dallo stesso palco Jorge Buxadé Villalba, europarlamentare del partito spagnolo neo-franchista Vox, che fa parte del gruppo al Parlamento europeo di cui è presidente Giorgia Meloni insieme a Raffaele Fitto, ECR, l’alleanza dei Conservatori e Riformisti Europei. Villalba, che a Bruxelles è membro della “Delegazione per le relazioni con i paesi del Maghreb e l’Unione del Maghreb arabo”, ha scaldato i “cuori neri” dei presenti all’Hotel Quirinale con queste parole: «Non bisogna perdere l’identità. Occorre scegliere, o si celebra il Ramadan o la resurrezione di Cristo, o l’uno o l’altro».

Nelle stesse ore in cui l’europarlamentare di Vox arringava la folla anche con principi come quelli della «difesa del diritto a non migrare, perché le politiche del multilateralismo hanno fallito sempre in Europa», si rinsaldava l’amicizia tra la premier in pectore Giorgia Meloni e Santiago Abascal, il presidente di Vox, attraverso una dichiarazione rilasciata da Meloni all’agenzia di stampa Italpress: «Grazie mille Santi Abascal per la tua amicizia. Sai già quanto lavoro è stato fatto per raggiungere questo risultato. Ora stiamo già lavorando per affrontare i problemi degli italiani, con la concretezza tipica dei conservatori. Ci aspettiamo anche la Spagna dalla parte giusta».

Stessi auguri ed auspici, di essere dalla parte giusta della storia, evidentemente, sono arrivati all’indomani dei risultati delle elezioni politiche italiane da monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti ed esponente principe di quei settori della chiesa ultraconservatori che si oppongono alle aperture di Papa Francesco «L’Italia è una Nazione che potrà risollevarsi, come ha sempre fatto in passato, se saprà ritrovare l’orgoglio della propria identità, della propria storia, del proprio destino nei piani della Provvidenza», ha detto l’alto prelato affidando le sue parole ad un lungo video messaggio pubblicato sul blog del giornalista Marco Tosatti.

Dio, Identità, Famiglia, Nazione, sono i concetti che risuonano più di ogni altro in tutti gli interventi di accademici e politici che si sono succeduti nella tre giorni di Italian Conservatism.                                    

Sulla separazione tra Stato e Nazione e sul ribaltare i principi della rivoluzione francese, ha insistito molto Gladden Pappin, professore associato dell’Università di Dallas che attualmente insegna in Ungheria. «Occorre rovesciare l’idea alla base del contratto sociale, dobbiamo adottare un tipo di approccio all’immigrazione che sia preferenziale, ovvero dobbiamo preferire persone straniere che condividono la nostra stessa cultura», ha ribadito Gladden Pappin.

Dello stesso avviso è stato un altro accademico, Ofir Haivry, Senior Fellow alla Edmund Burke Fundation, per il quale «lo Stato deve essere orientato a servire la Nazione, che poi sarà senza dubbio il compito del nuovo governo italiano», ha aggiunto Haivry: «un conservatore deve garantire la prosperità dello Stato, il quale deve basarsi sulle famiglie, sul mondo delle professioni, sulla chiesa, opponendosi a questa ondata di immigrazione incontrollata che non fa altro che ridurre la coesione sociale».

Secondo la giornalista francese Anne-Élisabeth Moutet, che ha partecipato alla conferenza sabato mattina, il conservatorismo è un istinto. «I nostri modelli politici e di società sono la Gran Bretagna e il Giappone, che si caratterizzano per avere una forte identità, un sistema di caste all’interno, una monarchia forte». Ecco, dunque, alcuni elementi della teoria politica che il mondo dei conservatori vuole far diventare egemonici in Europa.

«È urgente non abbassare la guardia su questo tipo di messaggi che, nella realtà dei fatti, celano la volontà di imporre una autentica operazione culturale», dichiara Giovanna Cavallo, una delle coordinatrici del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose: «è evidente che non solo la Destra italiana sta mirando a costruire una nuova egemonia nel mondo dello spettacolo e dell’informazione, occupando alcune caselle chiave del potere, come il ministero della cultura e la Rai», insiste Cavallo: «ma c’è di più. Il nuovo corso conservatore punta a modellare la nostra società su alcuni principi che si vogliono rendere permanenti, e che non comprendono nulla di diverso dai fondamenti teorici della famiglia tradizionale, dello stato nazione, della difesa dello status quo fondato sulle disuguaglianze». Di fronte a questo stato di cose è altrettanto necessario chiedersi che tipo di opposizione si vuole costruire. Come si costruiscono alleanze politiche e sociali in grado di difendersi dalla deriva conservatrice e finanche autoritaria che potrebbe travolgere in breve tempo la società italiana. Sono, più in generale, le domande che il Forum rivolge ai suoi interlocutori, al fine di costruire una cassetta degli attrezzi comune.

*Responsabile comunicazione Forum Per Cambiare l’Ordine delle Cose

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