La Commissione sullo sfruttamento lavorativo a Castel Volturno

Ieri un gruppo di senatori, membri della Commissione d’inchiesta sullo sfruttamento lavorativoRuotolo, Bressa, Romano, Caligiuri e Grasso -, ha incontrato, presso il Centro Fernandes di Castel Volturno, la Rete Castel Volturno Solidale, composta dal Centro Sociale Ex Canapificio, Emergency, Caritas di Caserta, Missionari Comboniani, e dallo stesso Centro Fernandes.


Diverse le sollecitazioni rivolte ai senatori, tanto dai componenti della rete quanto, soprattutto, dai testimoni diretti dello sfruttamento: i lavoratori e le lavoratrici di origine straniera, privi delle garanzie di base. “La maggior parte di noi migranti lavora nei campi, senza permesso di soggiorno”, ha affermato Mamadou Kovassi Idris, membro del CSA Ex Canapificio, evidenziando una situazione comune a moltissime persone in tutto il territorio nazionale: la vulnerabilità creata dalla mancanza di un documento di soggiorno, che lascia le persone ai margini e le costringe a lavorare in condizioni precarie, in assenza di un contratto lavorativo e senza alcuna tutela.
Abbiamo raccontato quanto in un contesto di povertà e di lavoro selvaggio, il potere contrattuale degli immigrati sia schiacciato dalla precarietà del permesso di soggiorno o dalla mancanza di esso” hanno rimarcato i membri della Rete, ricordando anche l’impatto negativo dei ‘Decreti sicurezza’ approvati nel 2018 e che, cancellando la protezione internazionale, hanno gettato nell’invisibilità migliaia di persone, incrementandone la vulnerabilità. Una situazione che può e deve cambiare con la corretta applicazione della nuova normativa – 173/2020 – ancora ostacolata da prassi illegittime, come abbiamo denunciato come Forum per cambiare l’ordine delle cose con la campagna Paradosso All’italiana. “Abbiamo denunciato la lentezza dei rilasci dei permessi di soggiorno per la tutela delle vittime di sfruttamento lavorativo (ex art. 22 del TUI)”, ha proseguito la Rete, rimarcando ancora una volta la necessità di “fare emergere tante persone che dovrebbero avere un permesso di soggiorno”, considerando anche il fallimento della sanatoria. Come? Con percorsi di supporto abitativo, formativo e socio-sanitario e sostegni alla formazione professionale.
Un sostegno che manca da sempre, e prova ne è il fatto che molte, troppe persone, continuino a restare ai margini della società, considerati non-cittadini, silenziati, senza voce e, spesso, senza diritti, nonostante vivano e lavorino in Italia, spesso anche da anni. E’ il caso di un uomo originario del Benin, che ha mostrato ai senatori la propria tessera della Caritas, datata 1992.

Oggi è un uomo di 65 anni. Non ha ancora un permesso di soggiorno dopo 29 anni passati in Italia ed è diventato vecchio anche per il lavoro nero. Ma se non è italiano lui…” scrive Sandro Ruotolo sui social. Una grave evidenza che accomuna troppe persone, e che palesa la mancanza di percorsi di sostegno all’individuo e le responsabilità istituzionali in tal senso.

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