Ci hanno ascoltato. Arriva la circolare interpretative sulla legge 173/2020

Grande soddisfazione. Così viene accolta la circolare interpretativa sulla legge 173/2020, elaborata e diffusa dalla Commissione Nazionale per il Diritto di Asilo. Un documento atteso da tempo, almeno da dicembre: da quando, cioè, il DL 130 veniva convertito nella legge 173/2020, superando i Decreti Sicurezza. Il cambiamento però era stato solo formale: nella pratica, l’accesso alla protezione internazionale, e in particolare alla ‘nuova’ protezione speciale introdotta dalla normativa, non era affatto garantito, come denunciato da un monitoraggio sul campo realizzato dal Forum per cambiare l’ordine delle cose, insieme a una rete eterogenea e composita di organizzazioni e associazioni – tra gli altri, Grei250, Ciac Onlus, Alter Ergo, EuropAsilo. Molte le prassi illegittime messe in atto da Questure e Commissione territoriali, che ostacolavano il godimento dei diritti per i richiedenti protezione, boicottando di fatto la legge approvata. Una situazione su cui, dopo un continuo lavoro di confronto e sollecitazione politica, informazione e monitoraggio, è finalmente intervenuta la Commissione Nazionale che, di concerto con l’Amministrazione dell’Interno con gli uffici dipartimentali delle Libertà Civili, della stessa Ministra Lamorgese e del legislativo, ha elaborato un dispositivo attuativo del DL: la circolare interpretativa, che indica operativamente i passi da compiere, a garanzia dell’applicazione della legge.

“Si aprono buone opportunità. Siamo felici, ci hanno ascoltato su tante cose. Ora sta a noi utilizzare lo strumento della circolare nel modo migliore”: così Domenica D’Amico, del CSA Ex Canapificio di Caserta e membro del Forum per cambiare l’ordine delle cose. Un coro di vittoria arriva anche da Ciac Onlus, che con lo sportello legale molte volte si era scontrata con le cattive prassi della Questura di Parma.    

Accesso diretto alla Protezione Speciale, tutela dei percorsi individuali, importanza delle Commissioni: ora si garantisca l’applicazione.   

Diversi i punti importanti, come sottolineato da Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi e membro del Forum: “E’ una circolare dettagliata. E’ stato messo in evidenza il diritto al non sradicamento, laddove la vita della persona che richiede la Protezione Speciale si sia effettivamente spostata dal Paese di origine all’Italia. E’ un grande avanzamento”. Fa eco Armando de Nicola di Alter Ego, sottolineando l’importanza del principio di “non sradicamento territoriale, inserito in circolare come ostativo per l’espulsione”. Secondo De Nicola è una grande conquista anche “la previsione di non inammissibilità rispetto alle istanze reiterate proposte sulla base della nuova protezione speciale, che quindi non si riferiscono agli elementi riguardanti la domanda di protezione internazionale in senso pieno, così come la parte della circolare in cui si specifica che la nuova protezione speciale si applica anche ai vecchi rinnovi della protezione umanitarie, che come sappiamo sono ancora in un grandissimo limbo”.

Anche Emanuel Garavello, referente per la tutela legale della Diaconia Valdese, interviene sulla circolare, definendola “un’interpretazione dovuta e necessaria per un istituto, quello della Protezione Speciale, che in effetti racchiude caratteristiche inedite: un doppio canale di accesso – con istanza diretta al Questore e a seguito di richiesta di protezione internazionale – e un divieto di espulsione ‘ampliato’ che garantisce l’attuazione del dettato dell’art. 8 della CEDU – il rispetto della vita privata e familiare”. Secondo Garavello “l’approccio di non porre veti alla domanda diretta di rilascio al Questore permetterà a numerose cittadine e cittadini stranieri di riacquistare la regolarità sul territorio. Inoltre – sottolinea Garavello – ci si augura che la chiara indicazione della competenza a giudicare nel merito delle domande in capo alle Commissioni Territoriali, unita alla breve ma puntuale indicazione dei criteri di ammissibilità, possano limitare al minimo il verificarsi di prassi illegittime presso gli uffici delle Questure”.

Due in particolare gli elementi su cui si sofferma Stefania Dell’Oglio di Grei250, che definisce la circolare “una ‘rivoluzione copernicana’ rispetto all’approccio tenuto sinora dall’Amministrazione dell’Interno”: innanzitutto “la possibilità di richiedere al Questore la Protezione Speciale attraverso un procedimento del tutto autonomo e distinto dalla procedura di richiesta della protezione internazionale, con la dovuta garanzia del parere obbligatorio e vincolante della Commissione Territoriale, senza tuttavia l’audizione dell’interessato (superando in tal modo l’impasse manifestata dalla precedente circolare della Commissione Nazionale del novembre 2020)”. Cosa significa? Che “in determinati e documentati casi che incontrino requisiti minimi di ammissibilità sarà possibile utilizzare questo istituto come forma di regolarizzazione ad personam, in presenza di una o più ipotesi di divieto di rimpatrio, anche e soprattutto per rischio di violazione del diritto alla vita privata e familiare, quale interpretato dalla Corte di Strasburgo, della cui giurisprudenza al riguardo, peraltro, la circolare fornisce un dettagliato excursus”. Anche dall’Oglio si sofferma poi sulla “possibilità di considerare ammissibili quelle istanze di protezione internazionale reiterate in quanto basate sui presupposti per il riconoscimento della novellata Protezione Speciale, da considerarsi a tutti gli effetti quali ‘nuovi elementi’ a fondamento della domanda reiterata. Ció permetterà di applicare le novità introdotte dal decreto Lamorgese anche a coloro che, pur non rientrando nella disciplina transitoria, possiedono i requisiti per ottenere la protezione speciale o un permesso per cure mediche”. La circolare incontra le istanze espresse dal Forum anche riguardo alla “corretta interpretazione della disciplina transitoria, prevedendone, oltretutto, l’applicabilità anche ai procedimenti pendenti sotto il regime antecedente al ‘decreto Salvini’”. Hanno ascoltato le organizzazioni che hanno sollecitato un’applicazione coerente con la protezione speciale”, fa eco De Nicola.

Sul tema dell’istanza diretta alle Questure interviene anche Cristina Molfetta di Fondazione Migrantes, sottolineando che “visti i ritardi e i rifiuti visti sino ad ora”, la circolare rappresenti “un importante passo avanti verso l’effettiva possibilità di vedere la Protezione Sociale finalmente riconosciuta ed applicata”.

Sulla circolare, accolta con soddisfazione, si registra comunque un ritardo che è impossibile da non notare. “Finalmente a sei mesi dall’entrata in vigore della legge 173/2020, la Commissione Nazionale emana una circolare che chiarisce le modalità di accesso alla procedura per la richiesta di Protezione Speciale nonché il contenuto della normativa” afferma Cecilia Marazzi di EuropAsilo. “Finalmente, perché in questi sei mesi abbiamo visto di tutto, dalle Commissioni territoriali che non applicavano la Protezione Speciale in presenza di elementi riconducili all’art 3 e 8 della CEDU, nemmeno in casi di richiedenti asilo provenienti da Paesi di origine considerati sicuri, come l’Ucraina, contesto che non vanta al momento un reale stato di sicurezza, o il Senegal, dove è alto il rischio di sfruttamento lavorativo, solo per citare alcuni esempi”. Anche Marazzi evidenzia come la circolare insista sul “rispetto della vita privata, prevedendo all’interno di questo concetto non solo le famiglie unite da matrimonio ma anche le coppie di fatto e composte da persone dello stesso genere”. Un’interpretazione che fa riferimento “all’ampia giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani, che coinvolge l’insieme di tutte le potenziali relazioni sociali del richiedente protezione, non solo quelle lavorative”. Su tale interpretazione, la Commissione pone l’accento sulla non espellibilità della persona laddove si rischi di ledere l’insieme delle relazioni sociali che costituiscono la vita privata del richiedente asilo nel Paese di accoglienza, in applicazione dell’art. 8 della CEDU. Un punto di “portata trasformatica”, che si allarga anche alle “domande di asilo presentate prima delle legge 173/2020 e ancora pendenti, e anche alle domande reiterate, e nel caso di rinnovi pendenti della protezione umanitaria: un aspetto quest’ultimo molto rilevante, che rivendichiamo da quando i Decreti sicurezza hanno eliminato la protezione umanitaria”, che secondo Marazzi “può costituire un argine alle conseguenze più devastanti dei Decreti sicurezza che avevano abrogato quella forma di protezione. Sarà interessante ora valutare quanto le conseguenze dei decreti sicurezza abbiano inciso sui meccanismi di sfruttamento lavorativo e caduta nell’illegalità, e come i soggetti che hanno subito queste conseguenze possano accedere a un percorso di accoglienza e ricostruire tutte quelle relazioni che andranno a comporre la vita privata stessa”.    

Proprio su questo punto si sofferma Camilla Macciani di Pensare Migrante, impegnata in particolare nel monitoraggio sul territorio del foggiano. Intervenendo sul punto in cui la circolare chiarisce la natura dei “casi pendenti” disciplinati dall’art. 15 del DL 130/2020, definendoli tali fino al momento della notifica all’interessato (il dispositivo interviene nettamente sulla necessità di valutare fino a quel momento “elementi integrativi circa l’inclusione sociale), Macciani lancia un allarme: “Nella prassi rischia di rimanere sostanzialmente irrisolto il problema dei casi pendenti presentati alle Questure, per cui ora non vengono accettate le memorie integrative nei casi in cui la commissione territoriale abbia già espresso un rigetto sulla base de decreti sicurezza. L’esito di tali rinnovate richieste dipende dalla possibilità del richiedente di trovare un avvocato, e in alcune zone del Paese, come il foggiano, non è sempre cosa facile. Inoltre, per quanto riguarda la prova di effettiva inclusione legata all’inespellibilità, i lavoratori braccianti scontano il problema di vivere isolati, lontani da servizi e centri urbani: per loro le prove di inclusione sono legate soprattutto ai contratti di lavoro, perché l’alto grado di marginalità e isolamento si riflette sulla scarsità di elementi relazionali dimostrabili. Moltissimi però non hanno il contratto di lavoro: la realtà rischia di creare, ancora, corto circuiti”. Una situazione su cui è necessario vigilare. Anche Macciani evidenzia inoltre il ritardo della circolare: “E’ importante, ma arriva un po’ tardi: diverse persone hanno già ricevuto un’inammissibilità della propria richiesta”.

Ampliando lo sguardo, il Forum per cambiare l’ordine delle cose nelle parole di Teresa Menchetti avanza una considerazione più ad ampio stretto. “Ancora oggi, dopo ormai oltre 20 anni di politiche d’asilo definite anche a livello istituzionale, siamo costretti a chiedere circolari per tutelare l’applicabilità di una legge che dovrebbe invece prevedere una giurisprudenza immediata”. Una presa di posizione che, pur evidenziando il passo in avanti, sottolinea la criticità di un approccio che nella realtà sembra ostacolare l’accesso ai diritti pur sanciti dalle leggi. Anche per questo, il Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, insieme alla rete che ha promosso un intervento di sollecitazione istituzionale finalizzato alla corretta applicazione di questo importante istituto a beneficio di un target spesso vulnerabile e isolato, come sono i richiedenti protezione internazionale, continuerà a lavorare. L’obiettivo è accrescere la consapevolezza del diritto, guardando in particolare ai diretti interessati che potranno dunque beneficiarne, proseguendo inoltre nel monitoraggio di quanto accade nei contesti locali e nelle prassi procedurali e di valutazione. Il percorso non si arresta dunque: “Continueremo a costruirlo, per tutti coloro che sono coinvolti direttamente e indirettamente. Un percorso in cui segnalare prassi, contesti e casistiche, e in cui offriamo il massimo sostegno dei nodi locali delle reti del Forum”, dichiara Giovanna Cavallo, coordinatrice del Forum.

Gli attori presenti sul campo continuano a rappresentare i protagonisti di questo lavoro, alla luce dello spettro di informazioni e proposte che possono offrire a beneficio non solo dei richiedenti protezione internazionale – dopo una drammatica parentesi italiana che ha spinto in un limbo senza diritti migliaia di persone che non godevano di alcun diritto – bensì dell’intera coesione sociale. E’ qui che assume particolare importanza la continuità del dialogo con l’Amministrazione dell’Interno, aperta faticosamente dal Forum in un contesto come quello attuale, che necessità di livelli di concertazione “straordinari” con chi, quotidianamente sul campo, lavora per cambiare l’ordine delle cose.  

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