M. una storia tante storie. Sei anni di viaggi, tentativi, relazioni, vita, spazzati via da un rimpatrio forzato


M. è sbarcato a Baghdad. Non era nei suoi piani: M. da Baghdad era scappato nel 2015, insieme al fratello, entrambi in fuga da persecuzioni. Ma se sei un cittadino migrante in Europa i tuoi piani valgono poco. E così martedì scorso M. è stato prelevato dalla struttura detentiva in cui si trovava, in Danimarca, e fatto salire forzatamente su un aereo.
Per due giorni gli attivisti di Pensare Migrante non sono riusciti ad avere sue notizie. A loro M. si era rivolto, chiedendo aiuto: nel 2017 M. aveva lasciato la Danimarca, che aveva rigettato la sua domanda di protezione. Era venuto in Italia, dove c’è anche il fratello: a lui la protezione è stata rilasciata, e vive regolarmente in Italia da anni. La vita di M. però ha preso un’altra strada: la Danimarca è segnalato come il suo primo paese di arrivo, quindi in base al Regolamento Dublino è quello il paese che deve esaminare la sua domanda di protezione. Un paese che pochi giorni fa ha dichiarato come obiettivo politico per il prossimo futuro “zero richiedenti asilo”.

“Prima che potessimo agire, a settembre 2020 e oltre i termini consentiti dalla legge l’Italia lo ha trasferito in Danimarca, dopo oltre tre anni di soggiorno in questo paese, e nonostante la Danimarca lo voglia deportare in Iraq”. Un rischio denunciato dall’associazione Pensare Migrante, che purtroppo si è dimostrato più che concreto. A nulla sono valsi i tentativi dell’associazione, dalle denunce a mezzo stampa alla raccolta di firme (noi avevamo parlato della vicenda qui).

Dopo due giorni di incognite, M. è ora in Iraq. Sei anni di viaggi, tentativi, relazioni, vita, spazzati via da un rimpatrio forzato. Cosa succederà a M.? Chi risponderà alle domande sua e della famiglia? Chi si farà carico delle conseguenze che questo rimpatrio avrà sulla sua vita?

La storia di M. è emblematica del valore che i percorsi di vita dei e delle migranti hanno in Europa. Persone private della libertà di decidere per sé, solo perché senza il giusto passaporto. Questo è ciò che comporta il Regolamento di Dublino, che rispecchia l’approccio escludente e marginalizzante dell’Europa e dei paesi membri.

Per un approfondimento sulla storia di M. e sul Regolamento Dublino segnaliamo l’articolo di Pensare Migrante pubblicato su L’Intersezionale.

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