Dopo la storia di Salomon, la nostra Nicoletta Dentico – attivista del Forum per cambiare l’ordine delle cose e per diverso tempo volontaria con Medu in vari ‘rifugi informali’ – dà voce ad Amadou, anche lui per anni abitante dell’ex Penicillina, a Roma: uno dei tanti ‘non-luoghi’ paralleli a un sistema di accoglienza, insufficiente per quantità e qualità; conseguenze dirette della mancanza non solo di circuiti di accoglienza, ma anche di politiche che escludono, che non lasciano spazio all’autodeterminazione e all’inserimento in una società. Politiche che non investono sulle persone ma le lasciano ai margini, vulnerabili e costantemente bisognose di assistenza.
Amadou viene dal Ghana, ha 37 anni. Ha lasciato il suo paese nel 2007. Aspetta i legali che lo stanno seguendo, per avere aggiornamenti sul suo caso. Sta sempre al telefono, passa da una chiamata all’altra. Parla con i suoi amici africani che vivono a Malta, dice.
Un tempo nell’isola ci viveva anche lui. “Sono arrivato in Sicilia, nel 2012 sono riuscito ad avere i documenti, e per un certo tempo ho fatto il pendolare tra l’Italia e Malta, dove lavoravo. Sono un pittore, faccio il designer”.
Ma poi, non spiega come, Amadou è finito a Rosarno: i documenti ancora validi, si è sistemato negli accampamenti dove stavano gli altri africani. “Ero a Rosarno quando c’è stato l’incendio nel 2017, io stavo proprio là vicino e subito dopo sono scappato via e sono venuto a Roma”, racconta. “Volevo vedere come l’impero romano poteva aiutarmi, dopo quello che era successo. Ma Roma è una grande delusione perché sono costretto a vivere qui anche se ho un soggiorno valido” dice, indicando la fatiscente ombra di ex penicillina alle spalle. “Mi manca la residenza, una maledetta residenza”.
È il solito problema di tutti. Il solito feroce ostacolo burocratico su cui inciampa ogni progetto migratorio, su cui si consuma l’attesa di anni e la speranza. Intanto la quotidianità sempre uguale si incanala nella morsa di un’esclusione totale, nella ghettizzazione di un luogo come la vecchia fabbrica: “Look where I live, guarda dove mi tocca vivere”, continua a ripetere. “Ma io non posso più sprecare qui le mie energie, e se Roma non può aiutarmi allora me ne andrò in Germania o in Francia. Ma mi lascino andare, io non posso consumare qui le mie energie”.
Finalmente la piccola squadra di legali lo chiama per ascoltarlo, trattare il suo caso. Ma finisce male. Amadou si arrabbia e lascia il tavolino ripetendo che non ha tempo ed energie da perdere con gente che non capisce. Che non gli dà prospettive. Poi si scusa, capisce di aver esagerato e corregge il tiro. Ma il centro di accoglienza no, non la può accettare come proposta. E’ già scappato da un centro di accoglienza in Sicilia, perché gli permettevano di uscire un’ora al giorno soltanto, “e io in quella specie di prigione non ci voglio proprio tornare”.
Ex Penicillina, 11 settembre 2018