Ciao Nash, che la terra ti sia lieve. Gli effetti del Decreto Sicurezza ai tempi del Coronavirus.

Il 24 marzo è venuto a mancare Nash, cittadino ghanese residente a Caserta. E’ morto a 67anni, dopo un ricovero di tre settimane per una grave e pregressa patologia al cuore e ai polmoni. E’ morto solo: nessuno è potuto andare a salutarlo per l’ultima volta, in conformità con i protocolli di sicurezza imposti per arginare la diffusione del coronavirus.

E’ morto prima di riuscire a compiere un suo desiderio: tornare in Ghana dalla sua famiglia, che non vedeva dal 1995. Da tanto Nash era in Italia, con un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Lo aveva ottenuto dopo tantissimo tempo, nonostante fosse in Italia da 25 anni. L’iter per averlo lo aveva iniziato nel 1999, mentre era bracciante nelle campagne foggiane, dove ottenere un contratto di lavoro era, ed è, impossibile. Si era dunque spostato in Campania, tra Gugliano e Castelvolturno: trovando comunque sfruttamento, senza riuscire a regolarizzare la sua posizione.
Nel 2007 lo colpisce un infarto, che gli impedisce di riprendere a lavorare nei campi, l’unico settore in cui Nash sia mai stato impiegato in Italia. Ai problemi cardiaci si aggiunge una grave forma di diabete che lo porta alla cecità completa.

A Castelvolturno viene seguito da Emergency, che lo segnala ai membri del Centro Sociale Ex Canapificio, per inserirlo nel progetto di accoglienza Sprar che gestiscono a Caserta dal 2007. Finalmente, nel 2016 Nash arriva a Caserta, prende casa, conosce nuovi amici che lo sostengono durante la vita quotidiana.

“Con una forza d’animo incredibile e una parola sempre disponibile per ognuno, viene accompagnato due pomeriggi a settimana all’università Vanvitelli per la scuola di italiano prevista dal progetto Sprar. Usando il tatto, l’ascolto, la parole, i ricordi, prova a migliorare il suo italiano con impegno, lui che in Ghana non aveva potuto frequentare alcuna scuola. Tra una lezione e l’altra, ci racconta della vita in Ghana, dei suoi 3 figli, del desiderio di concludere quanto prima la sua pratica per l’invalidità alla quale ha diritto per tornare al paese e lì trascorrere gli ultimi anni”: così lo ricordano gli amici del CS Ex Canapificio.

Dopo tutti i problemi già affrontati da Nash, ne arriva però un altro: il primo Decreto Sicurezza, con l’abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Una misura applicata in maniera retroattiva come conseguenza delle circolari ministeriali emanate lo scorso dicembre. Dopo tutti questi sforzi, dopo aver lavorato per anni, sfruttato, nelle campagne italiane, Nash perde il diritto di stare regolarmente in Italia, e anche di tornare in Ghana a vedere la sua famiglia: un obiettivo che avrebbe potuto concretizzare grazie al permesso di soggiorno per motivi umanitari. Perde anche il diritto a riscuotere la propria pensione di invalidità: non ha più un permesso di soggiorno valido quindi non può attivare un conto corrente dove riceverla.

“Il tempo che avrebbe dovuto impiegare per tornare in Ghana e morire dignitosamente vicino ai suoi cari, lo ha dovuto usare per lottare contro una legge ingiusta, e nel frattempo il suo stato di salute ha continuato ad aggravarsi. Le leggi sull’immigrazione in questo paese non ti danno il tempo di garantire diritti e umanità. Stravolgono vite come fossero pacchi”, denunciano i suoi amici e le sue amiche, insieme a lui in questa lunga lotta.

“Oggi, che la nostra libertà di movimento e circolazione è fortemente compromessa, possiamo forse per un brevissimo attimo, sentirci più vicini a chi per decenni non ha potuto muoversi da questo paese, intrappolato in un limbo dove alla fine è stato costretto dallo Stato a morire senza il conforto della propria famiglia. Questi tempi cosi duri siano da monito, servano alle istituzioni ad agire sulle leggi da cambiare, a sostenere gli ultimi e non ad emarginarli. Servano a noi a riprendere le lotte con più determinazione di prima, per difendere i diritti degli esclusi”.

Ci stringiamo al dolore dei compagni e delle compagne di Nash. Qui è possibile leggere il comunicato del Csa Ex Canapificio.

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