#iorestoacasa: Caserta e Castel Volturno si mobilitano

Continuiamo a raccontare la risposta dei diversi territori a questa emergenza, in particolare rispetto all’accoglienza dei cittadini di origine straniera e delle situazioni di maggiore vulnerabilità. Dopo essere stati a Trieste e nella zona del Mugello, ed essere passati per Roma, andiamo ora a Caserta, dove sono diverse le attività messe in campo per venire incontro alle varie esigenze emerse.
Ce ne parla Giampaolo Mosca del centro sociale Ex Canapificio. Partendo dalle esperienze dello Sprar: “Da subito abbiamo previsto una diffusione di informazioni in lingua, tramite video, ma anche grazie agli operatori che continuano ad andare negli appartamenti, ovviamente seguendo tutte le misure previste. Una modalità per non lasciare sole le persone, e anche per effettuare un monitoraggio delle situazioni”, spiega. Proprio in un periodo in cui la comunicazione è particolarmente importante è stato deciso di consigliare ai beneficiari una migliore tariffa telefonica che prevedesse un maggior uso di dati rimodulare il pocket money per le ricariche telefoniche. “Abbiamo inoltre predisposto con l’area legale un servizio via skype e whattsapp, e la stessa cosa viene fatta dall’area formazione. Così come, sempre via skype, proseguono le riunioni settimanali tra i residenti negli appartamenti Sprar e gli operatori”. Modalità concrete di non interrompere i percorsi di duecento persone – tanti sono i beneficiari del servizio gestito da ex Canapificio.

Ma le esigenze non sono solo quelle afferenti il servizio Sprar. Allargando lo sguardo, sono diverse le persone – di qualsiasi origine nazionale – che hanno bisogno di un aiuto perché sole, anziane o maggiormente vulnerabili. Per andare incontro ai loro bisogni è stata creata la rete Caserta Solidale: diverse associazioni, settanta volontari, e due linee telefoniche. “Abbiamo scritto un documento a Comune e Provincia, per chiedere di entrare a far parte del COC – Comitato Organizzativo Comunale”, spiega Mosca, perchè “è necessario organizzarsi in modo più puntuale possibile, anche perché ci arrivano richieste di sostegno anche da parte dell’Asl, ad esempio per la distribuzione dei farmaci alle persone anziane”. Non solo assistenza materiale, ma anche sostegno informativo: “Da anni a Caserta abbiamo attivato lo sportello per il reddito, per dare informazioni e orientamento su questioni salariali. Un servizio che prosegue anche oggi con un call center aperto a tutti”.

La stessa rete si sta provando ad organizzare anche nell’area di Castel Volturno, un territorio noto per l’alto livello di marginalità ed esclusione sociale dei suoi abitanti, stranieri o italiani che siano. “Nell’area le situazioni di precarietà sono diffuse. E questa situazione di emergenza rischia di produrre ancora più povertà. Per mettere in luce questa situazione e chiedere azioni concrete, utili a far fronte alle esigenze senza cadere nel discorso propagandistico sollecitiamo l’organizzazione di una serie di interventi, “su tre livelli” come spiega Mosca. “Occorre garantire la diffusione di informazioni corrette, rivolte a tutti, predisponendo dunque una comunicazione in più lingue”. C’è poi l’aspetto della vulnerabilità giuridica: “Le persone hanno paura per i permessi di soggiorno scaduti, non hanno risposte dalle Questure perché gli uffici sono chiusi e quindi temono per il proprio futuro in Italia: anche da questo punto di vista occorre che ci si faccia carico di divulgare le informazioni necessarie”. Infine, serve evidenziare l’aspetto economico: “le persone non potranno più appoggiarsi ai lavori, saltuari e al nero, che facevano prima per sostenersi. Serve una risposta istituzionale in tal senso”.
“Abbiamo attivato – prosegue Mosca – un call center per migranti e rifugiati”: un importante servizio di orientamento e di tutela socio-legale, anche alla luce delle indicazioni del DPCM del 17/03/2020.

Ma le necessità sono molteplici, e proprio per questo, come le realtà le associazioni di Caserta, anche quelle del territorio di Castelvolturno si sono rivolte alle istituzioni chiedendo di entrare a far parte del COC di zona.  “Allo scopo di svolgere i nostri servizi in modo ancora più efficiente, si chiede l’adesione al coordinamento istituzionale, col quale siamo disponibili da subito a condividere prassi e metodologie per lo svolgimento delle attività”, si legge nella lettera inviata a Comune, Regione e Prefetto. 

Il punto è, ancora una volta, il piano politico. “La voce delle associazioni può rompere il discorso propagandistico e portare alla luce le esigenze di un territorio già martoriato, sollecitando le istituzioni sulle responsabilità che hanno. Ad esempio, i comuni stanno provvedendo ad informare la gente a proposito delle misure contenute negli ultimi decreti?”.

 

 

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