Il 3 e 4 ottobre in tutta Italia si svolgeranno le elezioni amministrative. 1.162 i Comuni coinvolti, tra i quali 18 capoluoghi di Provincia – tra cui Torino, Milano, Bologna, Roma e Napoli.
Su tutto il territorio nazionale, nel dibattito pubblico e nelle campagne elettorali si nota un grande assente: è il tema dell’accoglienza. Eppure, sarebbe quanto mai urgente farsi carico di una questione che, da sempre, rimane ai margini, per emergere spesso proprio in concomitanza delle elezioni, ma solo in chiave strumentale e con toni propagandistici e securitari. Queste elezioni amministrative devono invece rappresentare un punto di rottura, e per questo chiediamo ai/alle candidatə sindacə di far proprie idee e sollecitazioni su cui da tempo lavoriamo come Forum per cambiare l’ordine delle cose, con l’obiettivo della tutela dei diritti: di tutti, non solo dei cittadini stranieri, perché lavorare per la garanzia dei diritti è lavorare per una società giusta ed equa per chiunque la animi.
In particolare, le proposte che avanziamo derivano da un percorso di ascolto dei territori: quello che manca per arrivare a politiche realmente efficaci, inclusive, che rispondano alle esigenze tanto dei soggetti beneficiari quanto delle realtà ospitanti. E’ proprio facendo emergere le voci degli attori locali che è possibile comprendere quello che serve e quello che va cambiato, anche a partire dalle esperienze di buone pratiche di accoglienza spesso organizzate dal basso, e che ancora stentano a diventare modello per la politica.
Protagonismo dei territori e degli attori locali
E’ il primo punto su cui sollecitiamo la politica: le realtà territoriali – istituzioni locali, organizzazioni della società civile, associazioni – possono portare una visione più vicina alle esigenze di chi le vive, siano essi cittadini italiani o migranti. Non è calando dall’alto politiche e prassi, bensì co-progettando, che si possono costruire percorsi virtuosi di riconoscimento dei bisogni ma anche dei punti di forza, e valorizzare i vari soggetti che compongono una realtà.
Un sistema di accoglienza unico, inclusivo, progettuale
Da anni in Italia manca un sistema di accoglienza unico, basato non su un approccio emergenziale – quale è il sistema dei CAS – quanto piuttosto sulla strutturazione di interventi di inclusione sociale, organizzati in un modello di accoglienza diffuso e a bassa soglia. Il tentativo fatto in questo senso dal sistema Sprar prima e Siproimi poi non è riuscito a radicarsi: l’attuale Sai deve poterlo fare. A questo fine è fondamentale che i/le sindacə si facciano carico in questo senso di una presa di responsabilità, aderendo con convinzione al Sai e ai percorsi di inclusione che, se messo in condizione di operare davvero, tale sistema può generare.
Un welfare coordinato e integrato
E’ necessario che l’accoglienza sia integrata con il welfare e i servizi ad esso legati: un’osservazione che, se appare ovvia, non si declina nella pratica. Troppo spesso per l’accoglienza delle persone migranti si delineano percorsi ad hoc, che non dialogano con i servizi già presenti, a loro volta spesso non pronti – a causa della mancanza di formazione – a far fronte alle esigenze di un’utenza eterogenea. E’ importante che il sistema di accoglienza dialoghi con i servizi presenti sul territorio, al fine di costruire canali in cui i beneficiari dell’accoglienza possao poi inserirsi in modo autonomo.
Valutazione
Ad oggi, la valutazione dell’accoglienza è prettamente economica. Eppure, quando si parla di servizi alla persona, dovrebbero essere altri gli strumenti di misurazione: il grado di inclusione di un individuo, ad esempio, o la capacità di portare avanti un percorso personale in modo autonomo. Inoltre, se la natura dell’individuo è di per sé sfaccettata e tocca vari e diversi aspetti – relazione, economico, formativo.. – allora lo dev’essere anche la valutazione dei servizi ad esso dedicati: un processo di monitoraggio che deve dunque riguardare soggetti diversi, includendo naturalmente i beneficiari dei servizi stessi.
E’ necessario che chi assumerà la guida amministrativa dei Comuni italiani guardi, finalmente, all’accoglienza come a un’opportunità piuttosto che come un problema. La presenza di soggetti migranti può portare innovazione sociale e generare arricchimento culturale: ma per rendere tutto ciò possibile occorre cercare in maniera propositiva il confronto, creando spazi di ascolto e riconoscendo il valore presente nelle persone, e nelle realtà locali che dalle persone sono composte. A tal fine servono politiche di lungo respiro che, coinvolgendo tutti i soggetti coinvolti nell’accoglienza – in primis i e le migranti, protagonisti finalmente attivi dei propri percorsi, intrecciati a tutti gli attori presenti nei territori, dalle amministrazioni alle realtà attive sul campo – costruiscano reti e relazioni, leggendo i contesti e facendo tesoro delle pratiche che già esistono.
Per cambiare serve coraggio: i/le candidatə sono chiamatə ad averlo.