Continua il percorso di advocacy avviato dal Forum per cambiare l’ordine delle cose insieme a Grei250 e altre realtà impegnate nella tutela dei diritti e in percorsi di accoglienza.
Dopo i momenti di confronto tra attivisti, esperti, legali e operatori, e le consultazioni con il mondo della politica (per info qui, qui e qui) il team legale di Grei250 – composto da Stefania Dall’Oglio (esperta e docente di diritto dell’immigrazione), Paolo Iafrate (avvocato, esperto e docente di diritto dell’immigrazione), Gianfranco Schiavone (vicepresidente di Asgi, presidente dell’ICS Trieste, membro del Forum per cambiare l’ordine delle cose) – ha elaborato degli emendamenti al DL 130 con cui il governo ha modificato i ‘decreti sicurezza’ elaborati dall’ex ministro degli Interni Matteo Salvini, e convertiti in legge nel dicembre 2018. Cambiamenti puntuali, quelli sollecitati nel testo dei tre esperti, che mirano a ottimizzare un decreto “molto buono” come sottolinea Iafrate, che però aggiunge: “andava fatto qualcosa in più”. Un ‘qualcosa’ che gli emendamenti proposti – tredici in tutti – indicano chiaramente.
Le tematiche principali toccate nel testo elaborato dal team legale di Grei250 vanno dal soccorso all’accoglienza,
passando per l’inserimento del cittadino straniero nel tessuto socio-economico nazionale, con la garanzia del diritto
alla protezione, e in generale dei diritti, come fil rouge: una visione complessiva del percorso di una persona,
dall’arrivo in Italia alle attività che lo dovrebbero vedere protagonista nell’ottica dell’autodeterminazione della propria vita.
Soccorso in mare
“E’ importante garantire il coordinamento nazionale, deve essere fatto dall’Italia”: così Iafrate sintetizza l’emendamento n. 12, riguardante proprio le operazioni di ricerca e soccorso. Secondo il nuovo decreto, non sarebbero sanzionabili se “immediatamente comunicate alle autorità italiane e dello Stato di bandiera, e condotte nel rispetto delle indicazioni del competente centro di coordinamento dei soccorsi in mare”. Una specifica che, come fanno notare gli autori degli emendamenti, potrebbe concorrere all’eventualità che “le navi che abbiano osservato gli obblighi internazionali di soccorrere le persone in mare debbano obbedire a centri di coordinamento diversi da quello italiano, che potrebbero ordinare di portare le persone soccorse in paesi in cui avvengono violazioni dei diritti umani”. Una situazione da evitare: per questo è necessario definire che il centro di coordinamento competente per il soccorso marittimo sia quello italiano.
Accoglienza
“Il decreto ha fatto passi avanti, ma è rimasta una differenziazione di servizi tra richiedenti protezione e titolari”,
afferma Dall’Oglio, evidenziando anche le incongruenze tra normativa e realtà, come sottolineato dall’emendamento
n. 7: sollecitando l’accesso dei richiedenti asilo ai servizi previsti per i titolari di protezione, viene ricordato come “i
richiedenti asilo possano rimanere anni sul territorio nazionale in attesa di una decisione definitiva, e dovrebbero,
dunque, poter accedere, dopo un ragionevole lasso di tempo pari a 6 mesi, alle misure di orientamento al lavoro e
formazione professionale previste per i titolari di protezione internazionale”.
Protezione
Se i ‘decreti sicurezza’ avevano eliminato la protezione umanitaria, il nuovo testo prevede l’introduzione della
“protezione speciale”, che durerà due anni. Potranno accedervi anche le persone che hanno perso il documento a
causa della precedente normativa, ma solo se hanno un procedimento in corso legato alla propria situazione: lo
specifica l’art. 15, una norma di disciplina transitoria salutata con soddisfazione, ma parziale come sottolinea l’emendamento n. 2 e come nota Dall’Oglio: “Dobbiamo consentire a coloro che per qualsiasi motivo non abbiano
fatto ricorso di poter accedere, altrimenti sussisterebbe una disparità di trattamento”.
Per quanto riguarda la protezione internazionale, è necessario soffermarsi anche su altri punti, legati alle procedure
accelerate e alla ‘lista dei paesi sicuri’ introdotta da Salvini.
Ricordando che le procedure accelerate pregiudicano fortemente il diritto d’asilo, il testo elaborato dagli esperti di Grei250 si sofferma sulle “disposizioni in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale”, che evidenzia come “la domanda presentata dallo straniero che abbia eluso o tentato di eludere i controlli di frontiera [..]sia, con probabilità, una domanda non fondata”. “Il comportamento elusivo può essere determinato da tanti fattori, non è detto che sia intenzionale”, afferma Dall’Oglio, ricordando l’emendamento n. 3.
Per quanto riguarda la lista dei Paesi di origine sicuri, ne è urgente l’abrogazione, in quanto “la procedura accelerata e con garanzie ridotte applicata ai richiedenti provenienti da tali Paesi può compromettere il pieno esercizio del diritto di asilo garantito dalle convenzioni internazionali e dalla nostra Costituzione”. Un elemento, quello introdotto dai decreti sicurezza e non eliminato dal DL 130, che presenta chiari profili di incostituzionalità, perché pregiudica il diritto all’asilo. “Noi chiediamo che venga eliminata, e con essa la procedura accelerata correlata”, specifica dall’Oglio.
Un altro punto importante riguarda l’impossibilità di respingere o estradare persone “verso uno Stato qualora
esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o
degradanti”. L’emendamento n. 1 – il primo per importanza – sollecita l’aggiunta della frase “o quando comunque
ricorrano gli obblighi di cui all’art. 5 comma 6”. “Il testo, così com’è congeniato, prevede che le tipologie di permessi di soggiorno per protezione speciale siano collegati al divieto di espulsione così come contenuto nell’art. 19, che
prevede anche l’inespellibilità per chiaro inserimento sociale. Nell’art. 19 non c’è però un esplicito riferimento agli
obblighi costituzionali e internazionali di cui parla l’art. 5”, spiega Schiavone, sottolineando che “manca un raccordo
tra i due articoli, cosa che potrebbe portare a problematiche in sede applicativa”.
Cittadinanza
Il DL 130 ha abbassato a tre gli anni di attesa previsti per le risposte alle domande di cittadinanza: erano due prima
dell’intervento di Salvini, che li aveva alzati a quattro. “Si deve tornare a due anni”, afferma Paolo Iafrate, ricordando l’emendamento n. 9.
Flussi
Il testo contiene poi un elemento che esce dal solco specifico dei decreti, ma abbraccia una tematica di grande
importanza, ossia le quote previste nei decreti flussi. Con l’emendamento n. 13, infatti, si mira a “ripristinare la
possibilità che i decreti flussi provvisori, in mancanza di programmazione triennale, risultino adeguati al fabbisogno
lavorativo del Paese, eliminando il vincolo delle quote stabilite nell’ultimo decreto emanato”. La proposta interviene
sul fatto che in mancanza di programmazione triennale dei flussi il presidente del consiglio possa elaborare dei decreti provvisori, restando nel limite delle quote stabilito nell’ultima misura emanata. “Da oltre dieci anni non c’è una programmazione dei flussi” sottolinea Dall’Oglio, rimarcando l’importanza di questo emendamento, che andrebbe a modificare una norma “che non consente una coerenza con la realtà e il mercato del lavoro.
Qui è possibile prendere visione di tutti gli emendamenti proposti.