La conta dei danni nel sistema di accoglienza

Nell’ultimo rapporto di Migrantes c’è anche un saggio curato dal Forum che riprende il monitoraggio condotto in decine di città italiane nell’ambito della campagna Paradossi all’Italiana.

«Frammentato, grossolano, iniquo». Così viene definito il sistema di accoglienza italiano nell’ultimo rapporto annuale sul diritto d’asilo presentato ieri dalla Fondazione Migrantes.

«Il sistema di accoglienza italiano per richiedenti asilo e titolari di protezione ha subito trasformazioni profonde e restrittive, soprattutto a seguito delle recenti riforme legislative. Il Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), originariamente concepito per offrire un’integrazione duratura, è stato relegato ad un ruolo marginale, accessibile solo a specifiche categorie di beneficiari e subordinato alla volontaria adesione dei Comuni». È la denuncia contenuta nella fotografia scattata nel rapporto annuale della Fondazione della Conferenza Episcopale Italiana.

“Popoli in cammino… senza diritto d’asilo”, è il titolo del report di quest’anno, giunto alla sua attava edizione, e curato da Cristina Molfetta e Chiara Marchetti. Presentato ieri a Roma presso l’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana, come ogni anno, il volume legge e interpreta dati, norme, politiche e raccoglie anche storie che raccontano come nell’Unione europea e nel nostro Paese ad essere sempre più a rischio sia il diritto d’asilo stesso. Mentre guerre e conflitti si allargano e anche situazioni estreme legate al cambiamento climatico contribuiscono a far crescere il numero delle persone costrette ad abbandonare la propria terra, le risposte politiche non sono considerate all’altezza della sfida delle migrazioni forzate. Nel suo saluto di apertura della presentazione del report, monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale di Migrantes, si è augurato che «questo lavoro possa aiutare a rendersi conto di chi sono le persone verso cui si stanno attuando veri crimini di lesa umanità», e, citando Papa Francesco ha ribadito: «sono persone alle quali abbiamo il dovere di restituire giustizia e umanità».

È proprio in quest’ottica, cioè quella di restituire giustizia e umanità alle persone che ne vengono private a causa delle scelte normative, che, a seguito dell’entrata in vigore della legge n.50 del 2023, il Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose ha condotto un monitoraggio in diversi territori, da nord a sud, su quattro macro tematiche: procedure accelerate (in zone di frontiera o transito); tempi e prassi di convocazione per le audizioni e tempi di decisione delle Commissioni Territoriali; criteri di riconoscimento della protezione speciale fondata sul rispetto dell’articolo 8 CEDU; tempi e prassi nei casi di rinnovo e conversione della protezione speciale.

Il lavoro è stato presentato da una delegazione del Forum al Presidente della Commissione Nazionale per il Diritto d’Asilo, Prefetto Fabrizio Gallo, e a cui sono state avanzate alcune richieste proprio nel merito di alcune criticità rilevate nel corso del monitoraggio svolto nella cornice della Campagna #paradossiallitaliana, e inserite nelle norme e nelle prassi relative al riconoscimento della protezione internazionale.

Ciò che abbiamo riscontrato, e riferito al ministero, è, in particolare, il comportamento di alcune questure che hanno attuato negli ultimi mesi una serie di pratiche di esclusione e di cattiva informazione nei confronti dei richiedenti asilo, per esempio, attraverso l’emanazione di una serie di circolari che hanno indotto in errore le migliaia di persone già in possesso del permesso di soggiorno per protezione speciale che avrebbero voluto rinnovarlo o convertirlo. Oppure, si pensi agli eccessivi ritardi nella concessione degli appuntamenti, che hanno compromesso per molti di loro la possibilità di svolgere un’attività lavorativa regolare proprio a causa della mancanza del “documento”, cioè del cedolino che attesta la presentazione della domanda d’asilo, conseguenze che hanno poi riguardato anche i loro familiari anziani, vista l’impossibilità di accedere al servizio sanitario nazionale, nonostante alcuni di loro soffrissero di gravi patologie, ma anche i più giovani, dato che molti minorenni non hanno potuto frequentare la scuola regolarmente, perché sono stati costretti a passare le notti davanti alla questura di Roma insieme ai loro genitori.

Una parte di questo lavoro di monitoraggio, che è stato finanziato dalla stessa Fondazione Migrantes, è finito in un saggio contenuto nel rapporto, e significativamente titolato “La Conta dei Danni”, curato da Giovanna Cavallo e Gaetano De Monte.

Nel saggio è stata analizzata la strategia di contenimento, fisica e morale nella gestione dei flussi migratori, che è stata affidata, negli ultimi mesi, come negli ultimi 25 anni, al modello emergenziale. Così, in definitiva: quello che restituisce la fotografia del nostro monitoraggio condotto in decine di città italiane, è la conta dei danni causati dalle circolari del ministero dell’interno e dalle norme di rango superiore che sono state adottate nell’ultimo quarto di secolo.

Questo articolo fa parte della campagna Paradossi all’italiana, un progetto del Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose per far valere i diritti di migranti e richiedenti asilo, finanziato e sostenuto dalla Fondazione Migrantes.

 

 

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